Disponibile a noleggio in Italia sulle principali piattaforme di streaming, “Ho Visto la Tv Brillare” è il nuovo film di fantascienza della regista Jane Schoenbrun.
“Ho Visto la Tv Brillare”, recensione
Owen (da bambino Ian Foreman da grande Justice Smith) è un ragazzino di dodici anni che nel 1996 vive ai margini di periferia di una città statunitense non ben identificata. Una di quelle realtà urbane identiche a milioni di altre, dove l’individualità sembra eclissarsi all’ombra di un’immobile quotidianità soffocante che rimane come sospesa nell’aria. Una piccola comunità di persone che vivono in una sorta di universo parallelo ben lontano dalle grandi città, fatto di lavori semplici, quasi banali, villette modeste, macchine utilitarie ottime per le famiglie, dove si cena sempre in casa alle 18.30 e nel weekend ci si concede un giro al centro commerciale, o una passeggiata in qualche fiera di paese. La realizzazione di un incubo per chiunque possegga anche solo un briciolo di creatività.
Owen frequenta la seconda media e vive con sua madre Brenda (Daniel Deadwyler) e suo padre Frank (Fred Durst). È un bambino taciturno e introverso, quasi avesse paura del prossimo. Non ha più amici, è stato rapidamente emarginato dai suoi compagni di classe proprio in quella fase critica della preadolescenza. Ad aggiungere una punta di pregiudizio che gli aleggia intorno come un’aura spettrale c’è il fatto che è nero ed è figlio di una coppia mista, che negli anni ’90 in America rappresentava una delle scuse favorite per bullizzare qualcuno. Ma Owen possiede un animo spiccatamente buono, ingenuo, sensibile e anche questa, si sa, è la caratteristica preferita che attira maggiormente chi ama sottomettere gli altri. Passa le sue giornate da solo seduto davanti alla tv, non parla quasi mai con nessuno, se ne sta sdraiato sul divano, o rannicchiato sul sedile posteriore della macchina, come a volersi nascondere trincerandosi nel suo dolore, sentendosi rifiutato dal resto del mondo, mentre sua madre lo porta con sé da qualche parte. Non sembra sentirsi attratto né dalle ragazze, né dai ragazzi. Non c’è gioia, non c’è entusiasmo nella sua vita; ogni mattina si sveglia con un gusto terroso in bocca sapendo già cosa accadrà fino alle 22:15, orario in cui dovrà tornare a dormire.
Ed è proprio per questo che quando un pomeriggio, per caso, conoscerà Maddy (Brigette Lundy-Paine) la sua esistenza acquisirà d’improvviso un sapore nuovo e insolitamente dolce. Maddy è di un paio d’anni più grande di Owen, frequenta la prima liceo, è appassionata di fotografia ed è lesbica. Anche lei non ha molti amici e vive, quasi totalmente emarginata col patrigno violento che la picchia, in funzione di una serie tv di fantascienza chiamata “The Pink Opaque”. Owen ha visto molte volte la pubblicità di quella serie in TV, ma non gli è concesso di vederla perché va in onda il sabato alle 22:30. Però ne è terribilmente attratto e, incuriosito, vorrebbe tanto guardarla. Così una sera, di nascosto dai genitori, andrà a dormire da Maddy e per la prima volta assisterà ad un episodio di questo famosissimo fenomeno televisivo che sta spopolando fra gli adolescenti. Sarà proprio qui che verrà suggellato il loro rapporto d’amicizia, anche se dopo quella notte non si rivolgeranno più la parola per parecchio tempo. Ma non potendo lui vedere le puntate in diretta, lei inizierà a registrargliele su delle videocassette e gliele farà trovare ogni settimana nella camera oscura della scuola, lasciandogli anche dei biglietti con degli euforici messaggi entusiasti su ogni nuovo episodio.
Nel frattempo la mamma di Owen si ammalerà di tumore e morirà. Un paio d’anni dopo, mentre Owen e Maddy stanno guardando “The Pink Opaque” insieme, lei scoppierà a piangere rivelandogli che è decisa a scappare via per sfuggire al suo patrigno violento. Gli chiederà di scappare con lei, ma Owen non riuscirà ad andarsene, per abbandonare quel luogo dove la personalità di ogni individuo si consuma, perdendosi nell’appiattimento della coscienza. Otto anni dopo Owen vivrà ancora con suo padre Frank e lavorerà in un cinema locale. In maniera del tutto inattesa Maddy sbucherà fuori dal nulla, dopo non aver dato più alcuna notizia di sé per quasi un decennio. Sosterrà di essere stata risucchiata all’interno della serie “The Pink Opaque” e di aver vissuto lì per tutto quel tempo. Ma dove sarà finita davvero?
“Ho Visto la Tv Brillare”, critica
Presentato in anteprima nella sezione Midnight al Sundance Film Festival lo scorso 18 gennaio, inserito anche nella sezione Panorama della 74ª edizione del Festival Internazionale di Berlino a febbraio 2024 e al South by Southwest il 10 marzo, “Ho Visto la Tv Brillare” è il secondo film alla regia per Jane Schoenbrun. Tra i produttori di questa pellicola di fantascienza troviamo anche Emma Stone e il marito Dave McCary tramite la casa di produzione Fruit Tree Company. Nel cast come volto noto possiamo riconoscere Fred Durst, che talvolta abbandona momentaneamente la sua carriera musicale per interpretare qualche piccolo ruolo da attore. Il film è uscito al cinema negli Stati Uniti il 3 maggio, mentre in Italia è stato reso disponibile sulle principali piattaforme di streaming a partire da questo agosto.
Inoltre è stata creata una colonna sonora originale scritta e interpretata da artisti come Caroline Polachek, Sloppy Jane, Phoebe Bridgers, Kristina Esfandiari, Florist. Il desiderio di Jane Schoenbrun era quello di creare delle tracce musicali inedite che però incarnassero le sonorità della fine degli anni ’90 e gli inizi dei 2000, per ricordare la sua adolescenza e di tutti quelli della sua generazione. Questa storia si addentra nel malessere adolescenziale e, a differenza della propensione comune, non lo fa banalizzandone il peso. Anzi, l’intero lungometraggio è caratterizzato da un’atmosfera cupa e soffocante, la fotografia incarna perfettamente le ambientazioni degli anni ’90 dei piccoli centri di periferia americani. Colori scuri e luci al neon per ricreare quell’effetto di bagliore della TV che irradia una luminosità quasi accecante in una stanza buia. Diversi gli argomenti affrontati: dall’emarginazione, alla solitudine, alla depressione fra i più giovani, alla fragilità di chi subisce abusi e episodi di bullismo, al senso di alienazione non riuscendo a riconoscersi fra i coetanei, al complesso periodo dell’adolescenza caratterizzato da forti oscillazioni emotive e umorali mentre si esplora il proprio io alla scoperta di se stessi. Inoltre viene molto delicatamente sfiorato il tema dell’identità di genere, dell’universo transgender e dell’accettazione di sé.
La serie “The Pink Opaque”, intorno alla quale ruota e si sviluppa tutta la storia dei protagonisti, ricorda in qualche maniera Twin Peaks, pur non avendo delle similitudini nella trama. Nonostante alcuni critici ne abbiano parlato come di un capolavoro, o comunque di un gran film, personalmente l’ho trovato un teen drama pretenzioso ed eccessivamente lento. Per quanto il soggetto non sia particolarmente originale si poteva sviluppare decisamente meglio, rendendolo più coinvolgente. Due virgola otto stelle su cinque.