Potrebbero essere ad una svolta le indagini sulla morte di Alex Marangon, il ragazzo trovato morto nel greto del fiume Piave a pochi giorni dalla sua scomparsa da Vidor, nel Trevigiano, lo scorso giugno: stando alle ultime notizie, gli inquirenti avrebbero trovato nella sua auto delle possibili tracce di sangue. Ecco cosa potrebbe significare.

Le ultime notizie su Alex Marangon, morto durante un rito sciamanico a Vidor

A fare la scoperta, i genitori del 25enne, che hanno poi dato l’allarme: la sua auto, rinvenuta nel cortile esterno dell’abbazia Santa Bona di Vidor, è stata a quel punto sottoposta a sequestro per tutti gli accertamenti del caso.

Se gli esami che i carabinieri del Ris hanno eseguito negli scorsi giorni dovessero dare esito positivo e cioè confermare che le tracce rinvenute all’interno dell’abitacolo siano di sangue (e appartengano ad Alex), l’ipotesi di un’aggressione, da sempre sostenuta dalla famiglia Marangon, potrebbe diventare più concreta.

A suo sostegno c’è, per il momento, solo l’opinione del medico-legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo del ragazzo, secondo cui quest’ultimo non sarebbe morto a seguito di una caduta, bensì dopo essere stato pestato con violenza. Fu trovato morto nel greto del fiume Piave a qualche giorno dalla sua scomparsa.

Stando a quanto ricostruito finora, tra il 29 e il 30 giugno aveva preso parte a un rito sciamanico che avrebbe previsto, tra le altre cose, il consumo di bevande a base di ayahuasca, una potente sostanza psichedelica. Non era la prima volta: Alex, che soffriva d’ansia, aveva già partecipato a raduni simili. Questa volta, però, secondo chi lo conosceva, ne sembrava “intimorito”.

L’ipotesi di un’aggressione nel corso del raduno

Per il padre “ha visto qualcosa che non doveva”; la madre invece è dell’opinione che “volevano fargli fare qualcosa e che lui si è rifiutato”. Dei testimoni hanno raccontato che, a un certo punto della cerimonia, si alzò in piedi e scappò fuori dall’abbazia, venendo rincorso dal curandero e dal suo aiutante, che però, stando a quanto hanno dichiarato, non sarebbero riusciti a trovarlo.

Alla luce degli ultimi sviluppi ci si chiede se non sia possibile che invece il ragazzo fu raggiunto mentre, spaventato o minacciato, cercava di scappare a bordo della sua auto. A quel punto potrebbe essere stato aggredito e gettato nel fiume. Una ricostruzione che spiegherebbe il lapsus di cui l’organizzatore dell’evento Andrea Zuin fu protagonista la mattina del 2 luglio.

Il corpo di Alex non era stato ancora ritrovato quando, parlando con i suoi genitori, il musicista disse: “Da quando è m…“, salvo poi tornare sui suoi passi e cambiare la frase in: “Da quando è successa questa cosa…”, come se sapesse ciò che era accaduto. Saranno le indagini a chiarirlo. Di certo, nella ricostruzione di quella notte che sia lui che altri hanno fornito, ci sono dei buchi.

Alex si sarebbe allontanato dal resto del gruppo intorno alle 3 di notte; la richiesta di intervento per la sua scomparsa sarebbe stata fatta solo tre ore più tardi, alle 6, da parte del proprietario dell’area. Perché aspettare tante ore?

L’ultimo saluto a Marcon

In attesa di conoscere la verità, lo scorso 13 luglio i parenti e gli amici del 25enne lo hanno salutato per l’ultima volta. “Accompagniamolo con abbigliamento colorato, come lui avrebbe voluto”, avevano chiesto i genitori. Così è stato. Al termine della funzione, celebrata a Marcon, in tanti hanno lanciato per aria della terra colorata, come si fa in Oriente. La musica ha fatto il resto, trasformando il momento di lutto in una festa in onore della vita.