Quando va in pensione un dipendente pubblico con più di 40 anni di contributi versati? Si ponga il caso di un lavoratore statale che abbia accumulato 44 anni di contributi previdenziali. Per contribuzioni tanto ampie, l’età da tener presente è quella dei 65 anni.
Infatti, avendo il dipendete pubblico già tagliato il traguardo fissato per la pensione anticipata dei soli contributi (42 anni e dieci mesi per i lavoratori, 41 anni e dieci mesi per le lavoratrici), il limite al quale far riferimento è quello dell’età ordinamentale, fissata proprio a 65 anni.
Tuttavia, per alcuni lavoratori potrebbe porsi il dubbio se rimanere o meno a lavoro oltre questa età, ad esempio esercitando l’istituto del trattenimento in servizio da richiedere all’ente pubblico.
Quando la pensione se si hanno più di 40 anni di contributi e si è dipendenti pubblici?
A quale età andare in pensione se si è un dipendente del pubblico impiego e si hanno più di 40 anni di contributi versati? Il caso è quello di un lavoratore della Pubblica amministrazione che abbia accumulato 44 anni di versamenti e che compia l’età di 65 anni nel mese di luglio 2025. È questa l’età alla quale far riferimento per l’uscita dal lavoro nel caso in cui siano stati raggiunti i requisiti per la pensione anticipata.
Nel caso del dipendente pubblico, i 44 anni di versamenti sono sufficienti per far scattare l’uscita obbligatoria a 65 anni di età, avendo ampiamente raggiunto i 42 anni e dieci mesi di versamenti. La carriera lavorativa del dipendente si fermerà pertanto a luglio 2025, con circa 45 anni di contributi versati, in forza del limite ordinamentale fissato per i lavoratori statali che maturino in anticipo (rispetto ai 65 anni) i requisiti del pensionamento anticipato.
Quota 103, incentivi per continuare a lavorare e trattenimento in servizio
Sulle eccezioni alle uscite anticipate dal lavoro a 65 anni di età si fa presente che l’articolo 1 del decreto legge numero 90 del 2014, convertito nella legge 114 del 2014, ha soppresso la possibilità di trattenimento in servizio dei dipendenti del pubblico impiego, a eccezione di specifiche categorie.
Inoltre, non è applicabile nemmeno l’incentivo spettante a chi rinunci ad andare in pensione con quota 103 e scelga di rimanere a lavorare. Lo sconto sui contributi previdenziali, da versare nel netto di stipendio in busta paga, non può essere applicato a chi compia i 65 anni di età e lavori nella Pubblica amministrazione.
Pertanto, la maturazione del limite ordinamentale dei 65 anni di età esclude la possibilità di continuare a lavorare se il dipendente abbia maturato i 41 anni di contributi e almeno l’età di 62 anni della quota 103.
Quando l’uscita per la pensione con pochi contributi?
Opposto è, invece, il caso di chi non abbia raggiunto i requisiti minimi per andare in pensione all’età di 67 anni, richiesta per la vecchiaia. A tal proposito, si ricorda che le norme previdenziali ad oggi in vigore richiedono il versamento minimo di 20 anni di contributi previdenziali. Il dipendente statale può richiedere il trattenimento in servizio nel caso in cui non abbia raggiunto questo requisito.
Tuttavia, questo monte contributivo deve essere raggiunto entro l’età massima di 71 anni. Si ponga il caso di un insegnante che, a 67 anni, abbia 17 anni di contributi versati. Per arrivare al minimo, occorre continuare a lavorare per altri tre anni, rimandando l’uscita e beneficiando del trattenimento in servizio. Per richiedere questa opzione, tuttavia, occorre che il contribuente perfezioni gli anni mancanti entro il compimento dei 71 anni di età.
Nel caso dell’insegnante, in definitiva, la maturazione dei requisiti è fissata nel 2027, al termine dell’anno scolastico 2026-2027. La decorrenza della pensione slitterebbe, dunque, al 1° settembre 2027.