Stati Uniti, Qatar ed Egitto, continuano a promuovere gli sforzi per raggiungere una tregua tra Israele e Hamas. Il 15 e il 16 agosto si sono tenuti colloqui con l’obiettivo di arrivare ad un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi nella Striscia di Gaza. Ecco cosa è emerso dai negoziati.
Gli sforzi per una tregua tra Israele e Hamas
I combattimenti a Gaza continuano da 10 mesi. Dal 7 ottobre sono stati uccisi oltre 40mila palestinesi. Nelle ultime settimane Israele ha esteso ed intensificato i suoi attacchi anche ad altri obiettivi, in particolare in Libano. L’uccisione di Ismail Haniyeh e Fouad Shukur sta aumentando ulteriormente le tensioni in Medio Oriente. L’Iran ha promesso di vendicare l’assassinio di Haniyeh avvenuto sul proprio territorio. In questo contesto estremamente teso, gli Usa e i suoi alleati prendono molto seriamente le minacce di Teheran. I mediatori considerano un accordo come l’unica via per evitare una guerra regionale.
Una nuova serie di negoziati hanno avuto inizio giovedì 15 agosto a Doha. Israele ha inviato i propri rappresentanti mentre Hamas non ha partecipato. Dei mediatori fanno parte il direttore della CIA, William Burns, il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani, e il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel. Si è unita a loro la delegazione israeliana composta dai direttori dell’agenzia di intelligence estera Mossad e del servizio di sicurezza interna Shin Bet, Ronen Bar e David Barnea nonché il capo dell’unità ostaggi dell’esercito israeliano, Nitzan Alon.
L’ottimismo degli Usa
Dopo due giorni di incontri gli Stati Uniti continuano a dichiararsi ottimisti facendo riferimento ad un’atmosfera piuttosto “positiva”:
Gli ostacoli rimanenti possono essere superati e dobbiamo portare a termine questo processo.
La proposta che si sta trattando a Doha per raggiungere un accordo è basata sul modello presentato da Joe Biden il 31 maggio. Prevede tre fasi: un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e la ricostruzione di Gaza. I mediatori hanno dichiarato:
I team continueranno il lavoro tecnico nei prossimi giorni sui dettagli dell’attuazione, comprese le misure per mettere in atto le ampie disposizioni umanitarie dell’accordo, nonché le specifiche relative agli ostaggi e ai detenuti. Non c’è altro tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi.
Secondo i media israeliani, Washington continuerà a fare pressioni sul primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, finché non si raggiungerà un accordo. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, sarà infatti in Israele domenica 18 agosto.
Il fronte di Hamas
I funzionari di Hamas hanno affermato che le conclusioni degli ultimi colloqui non sono in linea con la proposta avanzata all’inizio del mese di luglio e hanno respinto i risultati dei negoziati. Le condizioni che sono emerse includono il mantenimento delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza e lungo il confine con l’Egitto:
Non accetteremo altro che un cessate il fuoco completo, un ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia, il ritorno degli sfollati e un accordo per lo scambio degli ostaggi.
Un alto funzionario di Hamas citato dai media israeliani ha affermato che gli Usa hanno creato un'”atmosfera falsamente positiva” riguardo ad un possibile accordo.