Dopo le Olimpiadi che, per la prima volta nella storia, hanno portato l’oro nella pallavolo femminile all’Italia anche grazie a Paola Egonu e Myriam Sylla, il tema della cittadinanza è tornato fortemente d’attualità nel dibattito pubblico. Una riforma dello ius sanguinis su cui è improntata l’attuale legge sembra tutt’altro che impossibile perché Forza Italia ha aperto a regole meno rigide. Del resto, i numeri parlano chiaro: mentre il nostro Paese sconta un inverno demografico che mette a repentaglio anche l’economia e la tenuta del sistema pensionistico, sono davvero tanti i ragazzi immigrati di seconda generazione che non aspettano altro che diventare italiani a tutti gli effetti in maniera più facile. E un nome molto significativo che da destra si è levato a favore della revisione della legge non è tardato ad arrivare: è quello dell’ex europarlamentare Alessandra Mussolini.
Legge sulla cittadinanza, in quanti l’aspettano e chi è a favore
Per dare un’idea di quanti ragazzi aspettano una nuova legge per la cittadinanza in Italia, bisogna far riferimento a un dato Istat del 2022: nel corso di quell’anno, ben il 14% dei nuovi nati nel nostro Paese era uno straniero. Parliamo di 55 mila bambini che, secondo la legge in vigore oggi, dovranno aspettare i 18 anni prima di diventare a tutti gli effetti italiani. Lo ius sanguinis, introdotto nel 1992, sancisce che diventa italiano solo chi risiede legalmente e ininterrottamente in Italia fino alla maggiore età. Sta di fatto che, 32 anni dopo, sembra davvero essere arrivato il momento di cambiare registro. Se si riformasse la legge sulla cittadinanza introducendo lo ius soli, come vorrebbero Pd, Avs e Più Europa (che, a tal proposto, vorrebbe raccogliere le firme per un referendum), secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa, sarebbero in un sol colpo ben 1,2 milioni i minori stranieri nati dal 2006 ad oggi ad essere finalmente riconosciuti italiani a tutti gli effetti. Sta di fatto che questa soluzione, con l’attuale maggioranza di centrodestra, sembra impraticabile. Molte più chance in Parlamento ha un soluzione di compromesso: quella che vede l’introduzione dello ius scholae o, in alternativa, come piace anche alla premier Giorgia Meloni, dello ius culturae.
Chi è a favore della riforma, il tweet rivelatore
Dopo l’oro del volley femminile alle Olimpiadi di Parigi che ha rappresentato una Italia multietnica, Forza Italia ha aperto alla possibilità di riformare la legge sulla cittadinanza con l’introduzione dello ius scholae. E sui social anche una sua rappresentante di peso, nonché iconica per l’intera destra italiana, è tornata sulla questione con parole quanto mai chiare: Alessandra Mussolini
“Trovare una soluzione sul tema della cittadinanza non è un capriccio modernista o una forma di cedimento all’agenda della sinistra. Ci troviamo da anni di fronte a una situazione che richiede una soluzione ed è sempre più importante dare una risposta ragionevole e seria. Alzare barricate ed assumere una posizione di chiusura su questo tema è miope e improduttivo. Quando ripeto che su questi temi occorre coraggio, alludo proprio alle difficoltà che traspaiono dal dibattito delle ultime ore”
Alessandra Mussolini non si riferisce solo alle parole del Generale Roberto Vannacci, che ha definito Egonu e Sylla non rappresentanti della vera italianità, ma più in generale a quelle della Lega, il partito che maggiormente si oppone a una revisione della legge sulla cittadinanza. In ogni caso, per lei
“Quella dello ius scholae è la soluzione ideale perché la scuola è il contesto ideale per favorire una reale integrazione. E’ infatti una soluzione che ci permette di guardare al futuro con fiducia, perché per governare un fenomeno bisogna affrontarlo seriamente, non far finta che non esista”
Il Partito Democratico, Avs e Più Europa, assieme a Azione e Italia Viva, potrebbero aprire alla soluzione di compromesso avanzata da Alessandra Mussolini e Forza Italia. A settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, si capirà se davvero si vuole passare dalle parole ai fatti. Se un oro olimpico può far fare a tutto il Paese un passo in avanti.