Alla fine del 2007 fu accusata, insieme all’allora fidanzato Raffaele Sollecito, di aver ucciso la coinquilina inglese Meredith Kercher nell’abitazione che condividevano in via della Pergola, a Perugia: i giudici l’hanno assolta “per non aver commesso il fatto”, ritenendola però colpevole di calunnia nei confronti del datore di lavoro Patrick Lumumba, perché ,”per uscire dalla situazione scomoda” in cui era venuta a trovarsi con l’arresto, sperando di “porre termine alle indagini”, lo accusò ingiustamente del delitto.
Che ha fatto Amanda Knox? Dall’accusa di omicidio alla condanna per calunnia: la ricostruzione
Amanda Knox si è sempre proclamata innocente. Lo scorso 5 giugno, durante l’udienza al termine della quale i giudici le hanno inflitto una pena di 3 anni (che comunque non sconterà, avendo già trascorso del tempo in carcere), prendendo la parola aveva spiegato ai presenti che fece il nome di Patrick Lumumba solo per difendersi dalla pesante accusa che gli inquirenti italiani le avevano rivolto (e per la quale sarebbe stata assolta), facendole pressioni “affinché ricordasse quello che non ricordava”.
Era il 2007. Insieme all’allora fidanzato Raffaele Sollecito era stata arrestata perché sospettata di aver ucciso la coinquilina inglese Meredith Kercher, con cui condivideva un appartamento in via della Pergola, a Perugia. La mattina del 6 novembre, dopo un lungo interrogatorio, scrisse un memoriale in cui, senza mezzi termini, indicava il suo datore di lavoro come possibile assassino della studentessa.
Secondo la giustizia italiana, che l’ha riconosciuta colpevole, lo fece “per uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava” dopo il fermo, “per porre termine alle indagini, non potendo prevederne l’esito”, ben sapendo dell’innocenza dell’uomo perché “si trovava all’interno della casa al momento dell’omicidio”. Una ricostruzione totalmente diversa da quella fornita dai legali della donna, secondo cui la stessa fu spinta a parlare, a fornire un nome, con insistenza, durante l’interrogatorio. A riportarla è l’Ansa.
La nuova vita a Seattle insieme al marito Christopher Robinson e ai figli
Nelle scorse ore, tornando sulla vicenda che l’ha vista coinvolta, Knox ha scritto su X:
Il sistema giudiziario italiano mi tormenta da 17 anni. È iniziato durante il mio interrogatorio e continua nei tribunali, più di recente nella motivazione che spiega perché mi hanno dichiarato colpevole di calunnia a giugno.
È probabile che farà ricorso in Cassazione. Intanto, insieme al marito Christopher Robinson e ai due figli Eureka Muse e Echo, si è rifatta una vita a Seattle, suo paese d’origine. Dopo aver lavorato come giornalista, collaborando con diversi giornali del posto, si è diplomata in scrittura creativa e ha pubblicato il libro “Waiting to be heard”, dal discreto successo di pubblico.
Nel 2022 ha incontrato l’ex fidanzato Raffaele Sollecito a Gubbio. Sui social, ogni tanto, si scaglia ancora contro l’uomo di origini ivoriane che è stato condannato per il delitto Kercher: Rudy Guede, che a sua volta punta il dito contro Knox e Sollecito, sostenendo che siano coinvolti e che l’abbiano incastrato. Sulla scena del crimine, in realtà, c’erano diverse tracce del suo Dna.
Secondo quanto ricostruito dai giudici, entrò nell’abitazione per rubare e per caso si imbattè nella ragazza, aggredendola sessualmente per poi ucciderla “in concorso con ignoti“. Dopo essere uscito dal carcere si è costruito una nuova vita a Viterbo. Di recente si è tornati a parlarne per le presunte violenze contro l’ex fidanzata, che l’ha denunciato per maltrattamenti e lesioni personali. Anche in questo caso si proclama innocente. Il gip, però, l’ha sottoposto alla misura del braccialetto elettronico.