Nelle ultime ore si è riacceso il dibattito sullo Ius soli e sullo Ius scholae e forse non tutti conoscono le differenze tra i due.
Il prossimo autunno il Parlamento si dovrà confrontare nuovamente con la legge sulla cittadinanza, cercando la soluzione migliore. Lo scontro politico si è riaperto con la proposta del PD, un referendum di +Europa e l’apertura, non affatto scontata, di Forza Italia.
La legge sulla cittadinanza in Italia, almeno attualmente, prevede alcune strade per gli stranieri, ma non di facile accesso, soprattutto per via di iter burocratici particolarmente lunghi e tortuosi.
L’attenzione è particolarmente posta sullo Ius soli e sullo Ius scholae. Vediamo cosa prevedono e quali sono le differenze.
Cosa prevede lo Ius soli
Lo Ius soli viene, spesso, menzionato impropriamente. Prevede la concessione automatica della cittadinanza a chi nasce sul territorio nazionale.
Per i Paesi che lo applicano, è cittadino chi nasce sul territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.
Viene applicato negli Stati Uniti, in modo automatico e senza alcuna condizione. In Europa, invece, viene applicato dal Regno Unito, dalla Francia, dall’Irlanda e dalla Germania, seppur con alcune condizioni.
E in Italia? Nel Belpaese, lo Ius soli viene concesso solo in casi eccezionali:
- Figli di genitori ignoti;
- Figli di genitori apolidi;
- Figli di genitori stranieri che non possono trasmettere loro la cittadinanza.
Cosa prevede lo Ius scholae
A differenza dello Ius soli, lo Ius scholae prevede che l’acquisizione della cittadinanza sia legata al compimento di un ciclo di studi all’interno del sistema scolastico nazionale.
Si tratta della parte di una proposta di riforma della legge sulla cittadinanza che si è arenata alla Camera due anni fa: nel giugno 2022.
Cosa prevede lo Ius scholae? Prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati in Italia oppure arrivati prima del compimento dei 12 anni d’età, che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia e che, inoltre, abbiano frequentato almeno 5 anni di studio in Italia.
Quali sono le differenze tra lo Ius soli e lo Ius scholae
Dopo qualche tempo, si ritorna a parlare di riforma di cittadinanza in Italia, dopo le Olimpiadi che hanno rispolverato la questione. Riparte, quindi, lo scontro politico, con la presentazione di alcune proposte.
Tra le tante proposte, c’è una tra le principali modifiche che, da anni, viene chiesta dal PD: lo Ius soli. Si tratta, come detto, di una legge che andrebbe a garantire la cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia, a prescindere dalla nazionalità dei genitori. Questa proposta, però, viene considerata fin troppo inclusiva.
Una posizione simile viene anche sostenuta da +Europa, Allenza Verdi e Sinistra e Azione. +Europa, infatti, ha anche anticipato l’intenzione di lanciare un referendum sullo Ius soli.
Lo Ius scholae, invece, sembrerebbe una proposta più moderata. Presentata già nel 2022, prevede l’ottenimento della cittadinanza dopo un ciclo scolastico della durata di almeno 5 anni. Questa proposta incontra il favore del Movimento 5 stelle e di Forza Italia.
Accanto a queste due, molto simile, ma con requisiti ancora più stringenti c’è lo Ius culturae: in questo caso, la cittadinanza viene garantita a tutti coloro che completano gli studi, con anche percorsi professionali.
Tra i partiti della maggioranza la Lega si dice contraria, sostenendo che la legge sulla cittadinanza attualmente in vigore andrebbe già bene così com’è, in quanto l’Italia sarebbe la la prima in Europa per numero di concessioni.
Nonostante le numerose discussioni e le proposte di legge presentate nel tempo, i risultati si sono rivelati molto scarsi e inconcludenti, destando anche parecchia confusione tra le diverse terminologie utilizzate e non conoscendo a fondo le differenze.