Chi è Enrico Albertini, l’escursionista precipitato per 40 metri mentre percorreva il sentiero che, dalla frazione di Bocca di Valle, arriva verso le cascate di San Giovanni, sul versante chietino della Maiella. Un sentiero, quello scelto dalla vittima, non molto impegnativo, ma in alcuni tratti molto esposto.
Al momento non sono ancora chiare le cause della sua caduta. Probabilmente il 69enne potrebbe essere scivolato o inciampato e di conseguenza caduto o potrebbe anche aver avuto un malore che gli ha fatto perdere l’equilibrio.
Chi era Enrico Albertini: l’incidente e i soccorsi
Tutto è accaduto in pochissimi secondo davanti agli occhi impietriti della moglie che gli camminava affianco. L’escursionista infatti, durante la passeggiata in montagna è precipitato in un burrone, cadendo per circa 40 metri tra rocce ed alberi che purtroppo non gli hanno lasciato scampo.
Immediatamente la donna ha avvisato i soccorsi che sono stati inviati sul posto dalla centrale 118 Chieti-Pescara. Sul luogo della caduta sono giunte le squadre del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo e l’Elisoccorso regionale 118 di stanza a Pescara, ma nonostante tutti i tentavi di rianimare Enrico, il medico presente a bordo non ha potuto far altro che constatarne il decesso.
Una volta giunta l’autorizzazione alla rimozione della salma, i tecnici del Soccorso Alpino hanno organizzato il trasporto fino ad un punto libero dalla vegetazione. Qui hanno potuto recuperare il corpo senza vita dell’uomo mediante verricello.
I carabinieri in queste ore stanno cercando di capire cosa abbia provocato la caduta e la morte dell’uomo, non si esclude che Albertini possa aver accusato un malore prima della caduta nel dirupo. Soltanto nelle prossime ore si saprà di più su quanto successo.
La passione per la natura e il ricordo di amici e parenti
Enrico Albertini era nato a Milano 69 anni fa ma ormai da parecchi anni abitava a Monticello Brianza. Era un grande appassionato di natura ed esperto di ornitologia.
Sua la trasformazione di Villa Albertini Quintavalle, una splendida dimora ottocentesca, in un paradiso di ben 5 ettari adatto a volatili rari e in pericolo di estinzione.
La sua passione lo aveva poi portato a fondare il Centro Monticello. Fondazione nata all’interno della sua proprietà in provincia di Lecco, dove poter allevare e studiare con una equipe di esperti varie specie di uccelli a rischio estinzione.
Grazie a questo progetto il Centro ospita ben 250 esemplari di oltre 60 specie diverse. Tra queste possiamo trovare: gufi di ogni tipo, barbagianni, allocchi, gru della Manciuria, cicogne nere, avvoltoi, aquila di mare di Steller, anatre australiane, civette, corvi, gipeti e tanti altri uccelli ancora.
Tra le sue tante attività collaborava anche con i ricercatori di diverse università e parchi naturalistici, sia italiani, sia internazionali. Seguiva infatti, un progetto nelle Filippine, insieme Joel Sartore, uno dei fotografi più famosi e conosciuti del National Geographic, ed insieme all’esploratore Pierre de Chabannes.
Molti i progetti e gli affidamenti anche internazionali, di alto livello portati avanti dalla fondazione. Tutta la sua passione ed il suo lavoro gli è valso il titolo di “custode della biodiversità”.
Enrico spesso raccontava la nascita della sua passione per i volatili, scoperta tra i banchi della terza elementare quando la maestra gli aveva affidato una ricerca proprio sugli uccelli. La sua passione però erano i rapaci, soprattutto quelli notturni.
Molti i messaggi di cordoglio di parenti, amici e colleghi che ricordano le esperienze vissute con Enrico.
Alessandra Hofmann, sindaco di Monticello e presidente della Provincia di Lecco, con cui, più di una volta Albertini aveva collaborato per il futuro del suo Centro lo ricorda come un uomo dalla cultura incredibile e di una gentilezza di altri tempi. “Ha creato da nulla una struttura unica nel suo genere”, conclude il primo cittadino.