È esplosa una “bomba” nel panorama politico della Thailandia: la Corte costituzionale ha rimosso dal suo incarico di premier, Srettha Thavisin, ma perché? E di cosa è accusato? La vicenda ha creato ulteriore caos, dopo la sentenza della settimana scorsa di sciogliere il “Move Forward Party“, principale partito d’opposizione.

Thailandia, premier Thavisin, perché la Corte costituzionale lo ha rimosso dall’incarico?

Per il Tribunale thailandese non ci sono dubbi: il primo ministro Srettha Thavisin ha violato le norme etiche durante il suo mandato. Secondo i giudici, infatti, il premier ha nominato un avvocato con precedenti penali e una condanna a carico come membro del suo gabinetto.

La nomina di Pichit Chuenban, in questione, risalirebbe all’epoca del processo per una causa intentata da alcuni ex senatori, designati durante la precedente legislatura al potere nel Paese.

Tuttavia, il PPT, il partito di centrodestra dell’ora ex premier, dovrebbe poter nominare un nuovo primo ministro, grazie ai seggi conquistati in Parlamento. Si apre, però, una fase di incertezza nella politica thailandese, soprattutto, dopo lo scioglimento dell’MFP (o Kao Klai), il principale partito di opposizione, e il bando per 10 anni del suo leader, Pita Limjaroenrat.

Nella sentenza emessa giovedì 14 agosto 2024 (ora locale) dalla Corte costituzionale thailandese si legge:

La corte stabilisce, con una maggioranza di cinque a quattro, che la posizione ministeriale del primo ministro è terminata ai sensi della Costituzione, perché egli non ha dimostrato onestà nel nominare questo ministro. Srettha doveva essere a conoscenza della condanna dell’avvocato Pichit Chuenban del 2008 quando lo ha nominato nel gabinetto. La nomina del secondo convenuto (Pichit) dimostra che il primo convenuto (Srettha) non è onesto e ha violato gli standard etici

Cosa accadrà adesso? Thasin è il terzo premier deposto dal governo

Instabilità, colpi di stato e violente manifestazioni. Queste le caratteristiche del governo di Bangkok negli ultimi vent’anni. Ordinanze contro ministri o partiti politici sono diventati ormai, quasi, una quotidianità.

Thavisin, infatti, è il terzo primo ministro deposto dal governo, ma era già diventato un bersaglio politico a maggio, quando senatori legati ai militari avevano presentato un’ingiunzione contro di lui, dopo neppure un anno dall’inizio del suo mandato.

Stavolta, i senatori si sono aggrappati alla nomina di Pichit, avvocato associato alla famiglia del miliardario ed ex primo ministro, Thaksin Shinawatra, accusato e deposto per lesa maestà. Convolto, quindi, seppur marginalmente, nella vicenda anche Shinawatra, capo de facto del Pheu Thai, partito con il quale Thavisin si è alleato per formare la coalizione di governo, contro l’MFP.

Non solo, il governo ha cercato di estromette l’MFP, dopo che quest’ultimo ha portato avanti una campagna elettorale nella quale intendeva modificare la legge nazionale sugli insulti alla monarchia e che gli ha fruttato il maggior numero di seggi alle elezioni generali dello scorso anno.

La sentenza contro Thavisin, dunque, apre nuovamente la disputa filo-conservatori e progressisti. Adesso, sarà il vice primo ministro, Phumtham Wechayachai, a sostituire Thavisin, divenendo primo ministro ad interim, in attesa di una nuova nomina del Parlamento.