Cosa è successo a Sharon Verzeni? Da giorni gli inquirenti lavorano senza sosta per cercare di capirlo, passando al setaccio telecamere di videosorveglianza e testimonianze alla ricerca di elementi che possano incastrare chi l’ha accoltellata in strada a Terno d’Isola lo scorso 29 luglio sera. L’ultimo interrogatorio è stato quello del compagno Sergio Ruocco che, stando a quanto ricostruito finora, al momento dei fatti era in casa.

Cosa è successo a Sharon Verzeni? Riascoltato il compagno Sergio Ruocco

L’uomo, di professione idraulico, era già stato ascoltato nell’immediatezza dei fatti. Ieri, 13 agosto, è stato però riconvocato in caserma. Stando a quanto riportano fonti locali, si sarebbe presentato in compagnia del padre Mario, senza un avvocato.

Cosa abbia raccontato nel dettaglio ai carabinieri (il pm Emanuele Marchisio era assente) non si sa, ma ai giornalisti che l’hanno intercettato al termine dell’interrogatorio, durato in tutto circa cinque ore, avrebbe detto:

Non credo di essere stato di grande aiuto. Mi hanno chiesto le solite cose, come andava tra noi, come era la vita di Sharon, anche dei suoi rapporti al lavoro […], non ho potuto fare altro che ripetere quello che avevo già detto.

Lo riporta Il Corriere della Sera, ricordando la sua versione dei fatti, che è la seguente: la sera in cui la compagna è morta avrebbero cenato insieme; poi avrebbero trascorso del tempo davanti alla tv accesa, con i rispettivi telefoni, sequestrati per essere analizzati.

Alle 22 lui sarebbe andato a dormire perché stanco dopo una giornata iniziata alle 6 (circostanza che sarebbe stata confermata dalle telecamere di alcuni vicini). Dice di non essersi nemmeno accorto del fatto che la compagna (verso mezzanotte) uscì di casa: a svegliarlo, il giorno successivo, sarebbero stati i carabinieri.

Volevano avvisarlo della morte della 33enne, che poco prima dell’una si era messa in contatto con il 112 da via Castegnate, a circa 600 metri dalla loro abitazione, spiegando agli operatori di turno di essere stata accoltellata: al loro arrivo, nonostante l’intervento di alcuni residenti, per lei non c’era già più niente da fare.

Cosa non torna sulla morte della 33enne

Il suo corpo presenteva delle ferite da arma da taglio e delle ecchimosi: l’ipotesi è che chi l’ha uccisa l’abbia prima strattonata. Il motivo resta ignoto, come la sua identità. Potrebbe trattarsi di uno stalker, di uno sbandato, qualcuno che aveva osservato i suoi movimenti ed era a conoscenza delle sue abitudini, delle sue passeggiate serali.

Per scoprirlo gli inquirenti non stanno lasciando nulla al caso: da ormai qualche giorno stanno ascoltando, uno ad uno, i residenti della via in cui si è consumato il delitto. La loro speranza è che qualcuno, tra loro, abbia notato dei dettagli utili alle indagini, per ora almeno apparentemente ferme.

Mercoledì scorso, dopo attente ricerche, hanno intanto rintracciato e arrestato l’uomo di origini marocchine che per un certo periodo di tempo avrebbe dormito, abusivamente, all’interno del garage di proprietà di un italiano sequestrato dopo l’omicidio. Pensavano che potesse entrarci qualcosa con l’aggressione alla 33enne, invece per quella sera avrebbe un alibi.

Si attendono gli esiti degli esami sul Dna

A portare ad una svolta potrebbero essere gli esiti degli esami eseguiti sui campioni di Dna prelevati, durante l’autopsia, sugli abiti che la vittima indossava al momento dei fatti, così come su alcuni coltelli rinvenuti nella zona dell’aggressione, di cui alcuni compatibili con le ferite riscontrate sul corpo della 33enne (e uno, pare, addirittura sporco di sangue): reperti che potrebbero celare tracce del killer.