Alle 11.36 del 14 agosto 2018, durante un violento nubrifagio, una porzione di circa 200 metri del ponte Morandi, il viadotto che sovrastava l’alveo del torrente Polcevera, a Genova, crollò, inghiottendo le vite di 43 persone. Sei anni dopo, il processo contro i presunti responsabili non si è ancora concluso e le famiglie delle vittime attendono giustizia.

Ponte Morandi, sei anni fa il crollo a Genova: la ricostruzione

Il ponte, progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi e inaugurato nel 1967, rappresentava da anni un tassello strategico per la circolazione e l’economia di Genova, collegandola al Nord Italia e alla Francia. Il 14 agosto del 2018, alla vigilia di Ferragosto, improvvisamente, crollò.

Erano le 11.36 del mattino e sul viadotto stavano transitando numerosi veicoli: a causa di un violento nubrifagio, la porzione compresa tra la pila 8 e la pila 10 del ponte collassò, inghiottendo tutto, comprese le vite di 43 persone, di cui tre minori. In 14 si salvarono, riportando ferite giudicate più o meno gravi.

Vittime, sopravvissuti e responsabili della tragedia

La zona immediatamente a ridosso del crollo fu subito evacuata, diventando “zona rossa”. Circa 250 famiglie, per un totale di 600 persone, furono sfollate. Per fare luce sull’accaduto, intanto, la Procura di Genova aprì un fascicolo d’inchiesta a carico di ignoti.

Le ipotesi di reato? Omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Reati a cui se ne sarebbero presto aggiunti altri. Tra i nuovi fascicoli, uno sui falsi report sullo stato di salute del ponte Morandi e di altri della città, uno sulle barriere fonoasserbenti pericolose e un altro ancora sulle condizioni delle gallerie della rete autostradale ligure.

Dai fatti sono passati sei anni. Per i reati principali sono attualmente imputate 58 persone. Si tratta di dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia (Aspi), del ministero per le Infrastrutture e della Spea, la società responsabile di manutenzioni e ispezioni (che ha patteggiato per 30 milioni). Secondo quanto ricostruito nel corso delle 170 udienze finora celebrate, con più di 324 persone ascoltate, erano al corrente del fatto che il ponte potesse, da un momento all’altro, crollare, ma non fecero niente per evitarlo.

Le commemorazioni nel giorno dell’anniversario

La speranza dei familiari delle vittime è che si arrivi presto alla verità e che i responsabili paghino.

È un anniversario sempre molto complicato, un dolore che si rinnova e non potrà mai passare […]. Vorremmo che fosse già tutto finito, ma con il nostro attuale sistema giudiziario i tempi sono questi. Il processo è complesso, c’è tanta aspettativa di giustizia da parte nostra, ma anche tante preoccupazioni finché non sarà tutto terminato,

ha dichiarato, nel giorno del ricordo, Egle Possetti, portavoce del Comitato per le vittime del crollo. Lo riporta Rai News.

Per noi quest’anno ci saranno due momenti importanti – ha aggiunto – quello di domani e il 14 novembre, quando dovrebbe essere inaugurato il Memoriale, che per noi è un elemento determinante della memoria un elemento determinante per il futuro per chi oggi non è ancora nato e fra vent’anni potrà entrare in quel luogo e capire cosa è successo.

Le celebrazioni sono iniziate alle 9 con una messa in ricordo delle vittime presso la Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo della Certosa e proseguiranno alle 10.45 con una cerimonia presso la “Radura della Memoria”, l’area situata sotto l’attuale Ponte di San Giorgio. Alle 11.36 i presenti osserveranno un minuto di silenzio. Nel frattempo le sirene delle navi in porto e le campane di tutte le diocesi della città suoneranno a lutto.