Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato, oggi 14 agosto 2024, la sua decisione di non candidarsi alle elezioni per la leadership del Partito Liberal Democratico questo settembre. Ciò significa che il Giappone avrà presto un nuovo premier.

Le sue dimissioni arrivano a seguito di molte pressioni all’interno del PLD e dell’opinione pubblica, con indici di gradimento molto bassi e politiche economiche che non avevano risollevato la forza dello yen. Il PLD, controllando entrambe le Camere del parlamento, potrà esprimere così un nuovo primo ministro.

Cosa cambia in Giappone con le dimissioni del premier Kishida? Tutti gli scenari possibili

Il premier giapponese, Fumio Kishida, ha annunciato in una conferenza stampa di oggi 14 agosto 2024 che si dimetterà, cedendo alle pressioni all’interno del suo partito, che chiedevano da tempo un suo passo indietro. Le dimissioni di Kishida, quindi, non sono totalmente inattese, ma segnano un possibile cambio nella politica nipponica.

Il suo annuncio crea incertezza in Giappone, un alleato cruciale degli Stati Uniti, in un momento di crescenti minacce da parte di Cina e Corea del Nord. Kishida aveva rafforzato in modo significativo l’esercito giapponese, rompendo con le passate limitazioni sulle restrizioni della spesa.

Kishida, 67 anni, nella stessa conferenza stampa ha riferito che non si candiderà alla corsa per la leadership del Partito Liberal Democratico al governo a settembre:

Per mostrare un PLD che cambia, il primo passo più ovvio per me è di farmi da parte. Non mi candiderò alle prossime elezioni presidenziali del PLD ed è necessario mostrare alla gente che il Partito Liberal Democratico cambierà.

Il vincitore di queste elezioni diventerà il primo ministro. Kishida ha affermato che sosterrà chiunque venga eletto presidente, ma si è rifiutato di indicare un suo favorito, dicendo semplicemente che spera che venga scelto qualcuno con una mentalità riformista.

Chi sarà in grado di diventare presidente del partito, e molto probabilmente primo ministro, resta da vedere. Tra i papabili, il segretario generale del PLD Toshimitsu Motegi, l’ex ministro della Difesa Shigeru Ishiba ed il ministro del digitale Taro Kono. Altre possibilità includono l’ex ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi ed il ministro della sicurezza economica Sanae Takaichi.

L’uscita di Kishida segna la fine del mandato triennale come presidente del partito e primo ministro, iniziato nel settembre 2021, quando è diventato presidente del PLD e poi primo ministro il mese successivo.

Gli scandali che hanno coinvolto il governo di Kishida

Anche se, come detto, Kishida non aveva mai goduto di grande popolarità, schiacciato com’era dall’ingombrante ricordo di Abe, diversi avvenimenti avevano eroso già il suo scarso appeal fra gli elettori del PLD ed i cittadini giapponesi.

Kishida era apparso fin da subito come una figura poco carismatica e di compromesso fra le diversi correnti del partito conservatore, che ha espresso la maggior parte dei premier giapponesi dal 1955 ad oggi. Nonostante i tentativi del premier dimissionario di mostrarsi molto attivo a livello internazionale, con un rafforzamento del proprio ruolo di partner ed alleato degli USA, era la politica interna a non soddisfare l’opinione pubblica nipponica.

All’inizio di quest’anno, Kishida aveva sciolto la sua fazione all’interno del partito a causa di uno scandalo che coinvolgeva i fondi della campagna elettorale: si è scoperto che la sua corrente politica non aveva dichiarato l’equivalente di milioni di dollari di contributi politici nei rapporti ufficiali, usandoli per fini personali.

Il primo ministro ha fatto vari tentativi per ripristinare la fiducia, inasprendo i controlli sull’ottenimento di fondi elettorali, ma in molti lamentavano che sembrava non avere le capacità di leadership necessarie per imprimere una svolta decisiva o che le dimissioni fossero dettate soltanto dalla pressione di trovare capri espiatori.

A tal proposito, ecco che cosa ha detto Kishida:

Voglio assumermi la responsabilità dimettendomi in un momento in cui il programma politico è temporaneamente terminato. Non ho alcuna esitazione nell’assumermi la responsabilità come capo del partito per la grave situazione causata dai legislatori che ne fanno parte.

Era stato criticato anche l’eccessiva vicinanza fra i membri coinvolti nello scandalo e la Chiesa dell’Unificazione, gruppo religioso diffuso soprattutto negli Stati Uniti e in Asia orientale. Alcuni pensano che i suoi esponenti potessero suggerire politiche o decisioni ai membri del governo.