Perché Paola Egonu e Myriam Sylla, le due pallavoliste nere che hanno trascinato la nazionale di volley per la prima volta all’oro olimpico, sono diventate, loro malgrado, un caso? Questa mattina, 12 agosto, al rientro da Parigi, Sylla non ha voluto commentare le parole di Roberto Vannacci secondo cui non rappresentano dal punto di vista somatico l’italianità. Ma sui social continuano le polemiche. Oggi nell’arena è sceso anche il direttore del Tg La7 Enrico Mentana che ha risposto, sebbene in maniera indiretta, a Bruno Vespa.
Egonu e Sylla, il caso social con Mentana che risponde a Vespa
Il conduttore di Porta a Porta, ieri, 11 agosto, ha scritto due tweet che hanno fatto molto discutere perchè nonostante il fatto che Paolo Egonu e Myriam Sylla siano entrambe nate in Italia, parlavano di “integrazione”. Enrico Mentana, oggi, sebbene senza mai nominarlo direttamente, gli ha risposto così:
“C’è gente che ha preso male la constatazione del peso che hanno avuto i figli di stranieri e di migranti nelle nostre eccellenze olimpiche. Un riflesso condizionato di difesa contro un fenomeno che non è reversibile, e che peraltro le stesse autorità politiche e economiche considerano indispensabili per salvare l’Italia dal declino”
Mentana, infatti, ha ricordato:
“Solo due mesi fa, il Governatore della Banca d’Italia Panetta, nelle sue considerazioni finali, ha considerato “possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolare superiore a quello ipotizzato dall’Istat”. Il nostro è un Paese che ha bisogno di lavoratori stranieri per sopravvivere, ma contemporaneamente usa in politica l’arma della paura del diverso (del nero in primis). E nessuno si sottrae a questo ‘gioco’. Perché non c’è forza politica che indichi una politica coerente: siamo ancora a Salvini cattivo/Rackete buona e viceversa”
Poi il direttore del TgLa7 ha rimarcato:
“Ho già detto che ci siamo divisi tra razzisti buoni e cattivi: quelli che gli immigrati non li vorrebbero proprio, e quelli che con loro hanno importato una casta minore, ‘chi fa i lavori che noi non facciamo più’. E, dati alla mano, è una casta che già tiene in piedi interi settori, con padroni italiani: quindi, non tiriamo fuori la concorrenza sleale fondata sugli stipendi più bassi: nel caso, siamo noi che glieli imponiamo”
Mentana, a tal proposito, ha sottolineato:
“Quanti lavoratori immigrati troviamo nei cantieri, nelle fabbriche, nelle acciaierie, nelle concerie? Quanti collaboratori domestici, quanti/e badanti, quanti lavoratori ospedalieri, quanti dell’edilizia, quanti delle opere di riparazione stradale, quanti nelle cucine di ristoranti e mense, quanti riders, quanti addetti al trasporto di merci, di consegna di mobili e elettrodomestici? E quanti nei campi, braccianti schiavizzati per i quali ci indigniamo per qualche giorno dopo i casi come quello terribile di Satnam Singh nel Lazio? Ecco, bisogna sempre ricordare tutto questo per costruire una politica dell’accoglienza”
Il nodo della politica dell’accoglienza (e della cittadinanza)
Il punto che tocca Mentana è proprio quello che sta alla base delle polemiche su Paola Egonu e Myriam Sylla:
“Anche tra gli immigrati, come ovunque, ci sono delinquenti e crimine organizzato. Ma questo è un argomento su cui lezioni non ne possiamo proprio dare. Lo si riduce allargando, nel nostro interesse, l’immigrazione regolare o regolabile. Bisogna programmare, incentivare gli arrivi regolari, accettare anche chi ha curriculum competitivi, creare scuole di avviamento al lavoro e alla lingua: e allora sì che, con porte aperte ma presidiate, potremo cimentarci in pieno diritto a contrastare chi tenta di entrare dalla finestra. Impostare una seria e utile politica dell’accoglienza non è insomma impossibile. Impossibile è farlo se tra i partiti e in parlamento si continuerà a usare la carta vincente dell’odio, della diffidenza, del sospetto verso chi viene da fuori. Molti dei nostri nonni lo hanno conosciuto a ruoli inversi. Purtroppo, non ce lo possono più raccontare”