Concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta. Queste le accuse dopo l’operazione antimafia a Palermo, che ha delineato i rapporti tra un imprenditore nel settore di un noto brand di gelaterie e un boss di Cosa Nostra. Ecco chi è Michele Micalizzi, esponente di spicco del mandamento di San Lorenzo, arrestato insieme a Mario Mancuso, a capo della Magi srl, azienda dichiarata fallita nel 2021.

La direzione distrettuale antimafia ha perquisizioni presso abitazioni e altri luoghi nella disponibilità degli indagati, che risultano essere sei in tutto. Sequestrati inoltre beni per un milione e mezzo di euro.

Chi è Michele Micalizzi, boss di Cosa Nostra arrestato a Palermo: l’ipotesi del controllo di un’azienda di gelati

Le indagini sulla bancarotta fraudolenta della società che gestiva le gelateria a marchio Brioscià, molto conosciuta in zona, sono state condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo focalizzandosi appunto su Micalizzi, 75 anni. Storico appartenente alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, condannato più volte per 416 bis e detenuto.

Genero del capomafia Rosario Riccobono, era tornato in libertà nel 2015 dopo aver trascorso 20 anni in carcere.

Secondo quanto emerso, Micalizzi avrebbe esercitato il proprio controllo sull’attività commerciale, intervenendo sia sulla scelta del personale che sulle strategie da adottare a livello nazionale.

Il legame tra il mafioso e l’imprenditore

Secondo gli investigatori sussisteva “un profondo legame fiduciario” tra Micalizzi e Mancuso, da cui anche l’imprenditore avrebbe avuto diversi benefici economici. Ad esempio l’espansione della rete commerciale, anche costituendo nuove imprese dopo il fallimento della società, avvenuta nel 2021.

L’esistenza di questo rapporto, secondo chi indaga, sarebbe stata confermata dal fatto che il boss si sarebbe prodigato per risolvere questioni private dell’imprenditore, impegnandosi inoltre a cercare fondi per aprire nuovi punti vendita, nonché per garantirgli “protezione”.

Inoltre, l’operatività delle gelaterie sarebbe stata condizionata dalla necessità di assicurare continui utili al clan mafioso destinati anche al sostentamento dei detenuti e dei loro familiari. Proprio questo elemento avrebbe inciso notevolmente sulla situazione finanziaria della ditta in cui sono state riscontrate fuoriuscite di denaro senza giustificazione. Un importo complessivo di oltre un milione e mezzo di euro.

Appena due settimane fa un altro boss è stato arrestato dai carabinieri, questa volta della Camorra: si tratta di Salvatore Mari detto O’ Tenente.