Ha atteso l’ultimo giorno per sganciare una piccola, grande ‘bomba’ contro i Giochi Olimpici. La ministra Eugenia Roccella affida, infatti, al suo profilo Facebook un’invettiva in piena regola contro le Olimpiadi di Parigi 2024.
Ovviamente non per contestare una medaglia o per dare una valutazione sulle atlete e gli atleti che hanno animato la competizione sportiva. L’attacco della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità riguarda, invece, il “nuovo salto di qualità nell’attacco alle donne“ che, a suo dire, è stato il reale protagonista dei Giochi Olimpici che si avviano alla conclusione.
Roccella contro le Olimpiadi di Parigi 2024: “Un nuovo patriarcato contro le donne”
Un nuovo affondo che prende di mira non un episodio specifico ma i Giochi nella loro interezza, il cui prestigio simbolico a livello globale viene evidentemente giudicato molto pericoloso da Roccella, se si fa veicolo di valori che lei non condivide.
E quali sono questi valori? Ancora una volta, la ministra si scaglia contro la teoria gender e l’ideologia ‘woke’, che a suo dire hanno pervaso queste Olimpiadi, diventate il simbolo di “un nuovo patriarcato che attacca le donne colpendole nell’identità“.
E Roccella fa riferimento a due episodi ben precisi. Il primo è il caso della pugile algerina Imane Khelif, medaglia d’oro nella boxe e la cui intersessualità ha scatenato alcune delle polemiche più accese di questi Giochi, anche da parte di esponenti del governo italiano. Qui Roccella se la prende con Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, che ha spiegato come scientificamente non sia più vero che quella tra i cromosomi XX o XY sia “la chiara distinzione tra uomini e donne“.
Il secondo riguarda la vicenda dell’atleta afghana Manizha ‘Bgirl’ Talash, membro della squadra dei Rifugiati di breakdance, squalificata per aver mostrato la scritta ‘Liberate le donne afghane’, ritenuta un messaggio politico dagli organizzatori.
“Due facce della stessa medaglia, che non è certo una medaglia olimpica“, scrive sprezzante la ministra, parlando di un mancato riconoscimento della “realtà del corpo sessuato“.
La provocazione della ministra: “Abolire la distinzione tra gare maschili e femminili”
Come già altre volte in passato, Roccella si scaglia contro gli attacchi alla concezione binaria – maschio e femmina – della sessualità. Ritiene, infatti, che negare le differenze fisiche tra uomo e donna rischia di avallare, nel mondo, “l’oppressione più feroce” verso le donne, private dei diritti fondamentali proprio “per il loro corpo“.
Da questa considerazione, Roccella lancia il suo affondo, al termine del suo post sul social network. La ministra sostiene che “per coerenza” il Cio dovrebbe sciogliere ora la squadra dei rifugiati poiché “rischia di diventare un esercizio di ipocrisia“, e dovrebbe abolire “la distinzione tra gare maschili e gare femminili“, introducendo un’unica competizione per il genere ‘neutro’.
“Perché se si nega la possibilità di distinguere ‘scientificamente’ i maschi dalle femmine, è evidente che le categorie maschili e femminili, e con esse le gare sportive per le donne, perdono totalmente di senso”.
Una provocazione durissima che diventa l’ennesimo capitolo di una battaglia culturale che avrebbe bisogno di lungimiranza e dialogo e non di cori da stadio e sconsiderati toni infuocati.