Ieri, 9 agosto 2024, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la promulgazione della riforma Nordio che cancella il reato di abuso d’ufficio. L’ha fatto in extremis, al termine del mese che indica l’articolo 73 della Costituzione per far promulgare al Colle le leggi approvate dal parlamento. Come mai? Molto probabilmente, per evitare che l’Unione Europea si allarmasse sul nuovo pacchetto normativo, tant’è che Mattarella ha voluto attendere che nel Decreto Carceri fosse inserita anche la norma che prevede il reato di peculato per distrazione, considerato un pò il sostituto dell’abuso d’ufficio, prima di firmare.
Abuso d’ufficio cancellato, cosa cambia per la paura della firma
Ma tant’è: con la promulgazione di Mattarella, il reato di abuso d’ufficio sparisce dal Codice penale. Non esiste più l’articolo 323 in questi termini:
“Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio non patrimoniale o per arrecare ad altri un danno ingiusto, abusa del suo ufficio, è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con la reclusione fino a due anni”
Per tamponare gli effetti della cancellazione di quest’articolo, come detto, con il recente Dl Carceri è stato introdotto il reato di peculato per distrazione che colpisce chi sottrae o distrae denaro o altra cosa cosa mobile di cui abbia, per ragione del suo ufficio, l’amministrazione o la custodia.
Le polemiche per la cancellazione dell’abuso d’ufficio. Anticorruzione e Anm a favore, Cottarelli e Cassese contro
Questo profilo di reato, nonostante la difesa dell’Anticorruzione e dell’Anm (che ha parlato addirittura di “amnistia per migliaia di colletti bianchi”) è stato da sempre ritenuto controverso per via dei confini di applicazione labili. Da qui la critica di molti sindaci e amministratori anche di sinistra che, davanti alla paura della firma, si rifugiavano nell’immobilismo. Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani della Cattolica di Milano nonché ex senatore Pd, ad esempio, ieri ha twittato così:
Il giurista già giudice della Corte costituzionale e ministro per la Funzione Pubblica del Governo Ciampi Sabino Cassese, invece, in una intervista apparsa su La Stampa il 14 luglio 2024, l’aveva messa così:
“L’abuso d’ufficio è un reato configurato dalla norma in maniera generica. Da un lato, non indica ai funzionari con sufficiente precisione il comportamento vietato. Dall’altro, dà eccessiva discrezionalità alle Procure e ai giudici. Inoltre, dà rilevanza penale a comportamenti che sono sottoposti al controllo del giudice amministrativo. La sua abrogazione non comporta pericoli, ma vantaggi per la certezza deL diritto”
Per Cassese, la cancellazione del reato va, quindi, anche contro la paura della firma
“E’ stato uno dei fattori che concorrono al cosiddetto timore della firma e quindi alla burocrazia difensiva. Ci si può quindi aspettare che l’amministrazione proceda più speditamente”
E, a proposito dell’Anticorruzione che ha sostenuto che l’abuso d’ufficio sia un reato-spia e che con la sua abolizione di depotenzi la lotta alla corruzione, Cassese l’ha messa così:
“Se per reato-spia si intende un reato che consente indagini che servono a scoprire altri reati, si tratta di un’autentica distorsione del concetto stesso di diritto penale: porta il magistrato a percepire il proprio ruolo come controllore della virtù”