Un grave lutto colpisce il mondo della magistratura italiana. Si è spento, infatti, nella giornata di ieri, 9 agosto 2024, Agostino Cordova, Procuratore negli anni ’90 a Napoli e, prima, a Palmi, in provincia di Reggio Calabria.

Considerato uno degli uomini più potenti della magistratura italiana, ebbe un difficile rapporto con la politica sia da destra sia da sinistra. Per non parlare dei rapporti tesi con i suoi colleghi di Napoli, tra cui un certo Luigi De Magristris

Agostino Cordova, la causa della morte del ‘mastino’ che indagò sulla massoneria

Se n’è andato nella sua Reggio Calabria, la città nella quale era nato 88 anni fa, Agostino Cordova. Lascia la moglie e due figli.

Uomo tutto d’un pezzo, era considerato uno dei magistrati più potenti negli anni più burrascosi per la magistratura italiana, quelli a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Un periodo segnato dalla lotta alla mafia dei giudici Falcone e Borsellino e, in seguito, nell’inchiesta di Mani pulite.

Entrato in magistratura nel 1963, fino al 1980 prestò servizio presso la Procura di Reggio Calabria, prima come pretore, poi come membro del collegio del Tribunale e, infine, all’Ufficio Istruzione, prima di essere assegnato alla sezione penale proprio del Tribunale di Reggio Calabria.

Qui si distinse per la lotta alle bande mafiose affiliate alla ‘ndrangheta, nei confronti delle quali istituì numerose indagini e inchieste. Risultati che gli valsero la nomina a Procuratore capo della Procura di Palmi, in provincia di Reggio Calabria.

In questo nuovo incarico diede conferma della sua integrità e della sua ostinazione applicate alle inchieste da lui predisposte. Particolarmente scalpore fece, ad esempio, quella riguardante presunti intrecci tra le associazioni mafiose, esponenti politici e la massoneria. Cordova arrivò, infatti, a sequestrare gli elenchi degli iscritti al ‘Grande Oriente d’Italia’.

Ma non sono né sono stato nemico della massoneria regolare, precisò in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno del 2016, sottolineando come il suo lavoro fu il frutto di un’indagine che puntava a colpire i settori deviati della massoneria.

L’arrivo a Napoli e lo scontro con i colleghi

Terminato l’incarico a Palmi, Agostino Cordova concorse per la Direzione nazionale dell’Antimafia. Fallito il suo tentativo, nel 1993 venne posto a capo della Procura della Repubblica di Napoli.

Erano gli anni di Mani pulite, un terremoto destinato a sconvolgere gli equilibri della politica italiana e dal quale scaturì una conflittualità irreversibile tra istituzioni politiche e magistratura.

La sua fama di magistrato ‘scomodo’ gli procurò non pochi problemi nel capoluogo campano, anche tra i suoi stessi colleghi, come ricordava lui stesso nell’intervista del 2016:

Mezza procura a Napoli firmò un documento chiedendo il mio trasferimento, gli altri si astennero”.

Tra i firmatari contro Cordova figurava anche Luigi De Magistris, ora esponente politico di spicco e sindaco di Napoli dal 2011 al 2021, città della quale festeggiò lo scudetto conquistato lo scorso anno. Contro questi magistrati si scagliò anche la moglie del Procuratore, Marisa, in un libro scritto da Giorgio Bocca nel quale la donna disse sena mezzi termini che “la vera camorra forse sono i colleghi di mio marito, sono i giudici che si fingevano suoi amici quando lui passava in Procura“.

La famiglia di Agostino Cordova non ha reso note le cause della morte.