Francesca Deidda sarebbe stata uccisa a San Sperate dal marito Igor Sollai; non si può escludere però che quest’ultimo sia stato aiutato da un complice a disfarsi del suo corpo. A spiegarlo, ai microfoni di alcuni quotidiani sardi, è stata la criminologa Roberta Bruzzone, che insieme all’avvocato Gianfranco Piscitelli ha preso parte, per conto della famiglia della vittima, agli accertamenti effettuati oggi, 9 agosto 2024, sui reperti sequestrati in casa della coppia e sul luogo del ritrovamento del borsone con all’interno i resti della donna.
Francesca Deidda uccisa a San Sperate: ecco perché il marito Igor Sollai potrebbe essere stato aiutato da un complice
L’opera di occultamento non si è certamente realizzata in un’unica modalità temporale […]. A mio modo di vedere, è plausibile che tale attività possa essere stata compiuta in più momenti, a più riprese, da soggetti diversi,
ha dichiarato la Bruzzone, spiegando che, per questo motivo, sarà importante capire chi abbia violato i sigilli che erano stati apposti all’abitazione in cui Francesca Deidda viveva insieme al marito Igor Sollai – probabile scena del crimine – e perché l’abbia fatto.
La possibilità che nella fase successiva all’omicidio ci siano stati altri attori, che altre persone possano aver concorso, a vario titolo, a cercare di depistare o quantomeno favorire il soggetto in questione, ad oggi non si può escludere,
ha proseguito. Francesca Deidda lavorava per il call center di una società finanziaria quando, improvvisamente, lo scorso maggio, era scomparsa nel nulla. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, il marito l’avrebbe uccisa e poi, utilizzando il suo telefono cellulare, avrebbe tentato di convincere amici e parenti che si fosse solo allontanata per un periodo di riflessione in previsione di una loro separazione.
Ad incastrarlo, oltre ai messaggi inviati a suo nome, anche il fatto che, fingendosi lei, avrebbe scritto al suo datore di lavoro una mail per licenziarsi, facendo sospettare i colleghi e poi anche il fratello della 42enne. Era stato lui a dare l’allarme. Qualche settimana fa, al termine di lunghe e serrate ricerche, i resti della donna sono stati trovati all’interno di un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, nel Cagliaritano.
La ricostruzione dell’omicidio
Dagli accertamenti effettuati dai carabinieri del Ris all’interno dell’abitazione che Deidda e Sollai condividevano a San Sperate è emerso che la 42enne potrebbe essere stata colpita alla testa con un oggetto contundente mentre dormiva sul divano, messo in vendita dal marito nonostante le evidenti tracce di sangue.
Tracce di sangue sono state trovate, poi, all’interno del bagagliaio della sua auto, una Toyota Yaris: è possibile che Sollai vi abbia caricato il cadavere per spostarlo dove è stato ritrovato. Non si può escludere che sia stato aiutato, né che avesse premeditato tutto.
È uno dei principali nodi da sciogliere. Ad oggi la contestazione della premeditazione parrebbe essere sufficientemente solida, anche perché, in presenza di un movente legato ad una relazione extraconiugale, c’è spesso anche una volontà precisa, un piano organizzato per liberarsi della persona,
ha spiegato, sempre la Bruzzone, rispondendo ai cronisti. Lo riporta La Nuova Sardegna. Il riferimento è al legame che Sollai avrebbe stretto con un’altra donna circa un anno prima dell’omicidio. Per gli inquirenti è possibile che sia arrivato ad uccidere la moglie per evitare che lo scoprisse (o perché temeva che l’avesse già scoperto).
Lui, dal canto suo, si proclama innocente. “Lo proverò. Darò i miei chiarimenti”, avrebbe detto, secondo Rai News, ai suoi legali, gli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, durante un incontro in carcere avvenuto pochi giorni fa.