La recente nota congiunta dei Ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha chiarito una questione molto importante per il settore educativo italiano: i requisiti per lavorare come educatori negli asili nido e nelle scuole materne non cambieranno fino all’anno scolastico 2026-2027. Questo intervento normativo è stato accolto con favore dagli enti locali, che potranno continuare a utilizzare le graduatorie comunali esistenti per il personale educativo, anche se in deroga ai nuovi requisiti previsti dal CCNL Funzioni locali 2019-2021.

Requisiti educatori asili nido e scuole materie resteranno invariati fino al 2026-207

Il CCNL Funzioni locali 2019-2021, entrato in vigore nel 2024, ha introdotto nuove norme relative ai requisiti per il personale educativo e ausiliario impiegato nei servizi per l’infanzia. Tuttavia, per garantire la continuità dei servizi educativi e scolastici, il Decreto PNRR 2024, successivamente convertito in legge, ha stabilito che i Comuni possano continuare a utilizzare le graduatorie esistenti fino all’anno scolastico 2026-2027. Questo significa che il personale educativo potrà essere assunto, sia a tempo determinato che indeterminato, anche in deroga ai nuovi titoli di studio richiesti dal CCNL, a condizione che abbiano maturato almeno tre anni di esperienza professionale.

La decisione di mantenere invariati i requisiti per educatori fino al 2027 è stata fortemente sostenuta dal governo per evitare interruzioni nei servizi educativi comunali. Questo provvedimento mira a garantire la stabilità lavorativa del personale attualmente impiegato come supplente nei nidi e nelle scuole materne, offrendo una soluzione temporanea durante la fase di transizione verso i nuovi standard professionali stabiliti dal contratto collettivo nazionale.

Requisiti educatori asili nido e scuole materne invariati, ma la carenza di queste figure è un problema nazionale

La questione della carenza di educatori e insegnanti per la fascia d’età 0-6 anni è diventata una preoccupazione crescente in tutta Italia. Luca Iemmi, presidente della Fism (Federazione italiana scuole materne), ha recentemente lanciato l’allarme, evidenziando la difficoltà nel reperire il personale necessario per coprire le esigenze delle strutture educative. Con circa 9.000 scuole materne e una percentuale significativa di personale in procinto di andare in pensione, si stima che saranno necessarie tra le 6.000 e le 7.000 nuove assunzioni nei prossimi anni.

Le difficoltà nel reperimento del personale qualificato

La carenza di candidati qualificati è attribuita a diversi fattori, tra cui le restrizioni imposte dalle università sui corsi di laurea L-19, che formano educatori per la fascia d’età 0-3 anni. I corsi a numero chiuso e la limitata disponibilità di posti non rispondono alle attuali esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, le università sono riluttanti ad aumentare il numero di posti disponibili per paura di un potenziale esubero di laureati in futuro, considerando il previsto calo demografico.

Questa situazione ha portato molti enti locali a dover ricorrere all’assunzione di personale non qualificato per coprire le posizioni vacanti, il che ha inevitabilmente influito sulla qualità dei servizi offerti. Per due anni, le scuole sono state autorizzate a impiegare personale senza i titoli necessari, un provvedimento che, secondo Iemmi, ha ridotto gli standard di qualità nelle strutture educative.

L’impatto della Legge 55/2024 sugli Educatori

La Legge 55 del 15 aprile 2024 ha introdotto ulteriori complicazioni, prevedendo l’istituzione di un albo dei pedagogisti e degli educatori professionali socio-pedagogici entro il 6 agosto 2024. Tuttavia, l’applicazione di questa legge non è ancora chiara, poiché i tribunali dovrebbero nominare commissari per redigere questi albi, ma non tutti lo hanno fatto. Questa incertezza ha creato ulteriori difficoltà per le scuole, che devono prepararsi a rispettare la nuova normativa.

Carenza educatori asili nido e scuole materne: quale futuro ci aspetta?

L’educazione della prima infanzia in Italia si trova a un bivio. Da un lato, ci sono i fondi del PNRR, che hanno stanziato 734,9 milioni di euro per migliorare l’offerta educativa, con la creazione di nuovi posti per asili nido e scuole dell’infanzia. Dall’altro, c’è la realtà di una carenza cronica di personale qualificato, aggravata dalla mancanza di chiarezza normativa e dalle limitazioni imposte dal sistema universitario.

Il presidente della Fism, Luca Iemmi, ha espresso l’intenzione di sollevare queste problematiche al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sottolineando l’urgenza di trovare soluzioni efficaci per garantire il funzionamento delle nuove strutture educative realizzate grazie ai fondi PNRR. Senza un adeguato numero di educatori qualificati, infatti, le scuole rischiano di non poter offrire i servizi necessari per raggiungere gli obiettivi educativi fissati dall’Unione Europea.