Il 24 febbraio del 2023, all’età di 18 anni, è morto a causa dell’emorragia riportata dopo aver ricevuto un forte pugno sul ring in una palestra di Monselice, nel Padovano: ecco chi è Edoardo Zattin e cosa gli è accaduto secondo la Procura, che da poco ha chiuso le indagini sul suo decesso. In tre, in totale, le persone finite nel mirino degli inquirenti con l’accusa di omicidio colposo.

Chi è Edoardo Zattin? Un pugno sul ring la causa della morte a Monselice: tre persone sono accusate

A riportare la notizia della chiusura delle indagini sulla morte del 18enne è Il Gazzettino Veneto. Tre, in totale, le persone finite nei guai, che ora rischiano il processo: oltre ai due gestori della palestra frequentata dal ragazzo – Luca Lunardi e Matteo Zenna, di 36 e 49 anni -, anche il tecnico sportivo di pugilato di secondo livello che il giorno dei fatti era sul posto, Simone Lazzarin, di 47.

L’accusa è, per tutti, di cooperazione in omicidio colposo: secondo le ricostruzioni, quando fu colpito, Edoardo Zattin non avrebbe dovuto trovarsi sul ring e tirare di boxe perché, oltre a possedere solo la tessera per frequentare la sala pesi della palestra (di cui era un iscritto dal novembre precedente) non risultava membro della Fpi (Federazione pugilistica italiana).

La versione dei fatti della difesa

Lazzarin, che a differenza degli altri due, il giorno del ferimento del ragazzo si trovava sul luogo, ha sempre sostenuto, secondo Il Gazzettino, che Edoardo si accasciò a terra all’improvviso, senza aver ricevuto alcun colpo, mentre si allenava.

Ero lì, nessuno lo ha colpito – avrebbe detto agli inquirenti -. Era in pausa dopo una prima parte di allenamento in coppia, si è soffiato il naso, gli è uscito del sangue ed è crollato a terra.

L’autopsia eseguita sul suo corpo dopo il decesso – avvenuto due giorni dopo il ricovero d’urgenza, il 22 febbraio – ha stabilito, in realtà, che ricevette un violento pugno sopra l’orecchio sinistro. Sembra che stesse partecipando a una sessione di sparring e che il suo avversario, un 35enne residente a Rovigo, fosse esperto di arti marziali.

La ricostruzione dell’accusa è la seguente: dopo essere andato a lezione (frequentava il quarto anno dell’Istituto Salesiano Manfredini di Este), quel giorno Zattin si sarebbe recato prima a casa e poi in palestra, prendendo parte a un allenamento sul ring insieme ad almeno altri quattro atleti e a tre istruttori, compreso proprio Lazzarin. A un certo punto, il colpo mortale. Poi la corsa in ospedale, i tentativi disperati dei medici di salvarlo e la morte celebrale.

L’appello dei genitori

Io non vi conosco, non distinguo i vostri volti ma voi sapete chi sono. Voi avete conosciuto Edo anche se per poco tempo e a lui non avete riservato la gentilezza che lui aveva con tutti: non avete fatto la cosa giusta. Non so se avete figli, non so neanche quanti anni avete, se siete maschi o femmine, non vi conosco, ma quel 22 febbraio eravate in palestra. Vi penso e mi chiedo come siete riusciti a dimenticare quello che ancora io non so,

l’appello lanciato dai genitori del ragazzo poco dopo l’accaduto. L’obiettivo? Arrivare a conoscere la verità. Dei passi in avanti finalmente sono stati fatti, ma niente potrà riportare in vita Edoardo, che ha perso la vita a soli 18 anni, lasciando per sempre chiusi in un cassetto sogni e speranze per il futuro.