Scosse di magnitudo sempre più alta e un panico che inizia a diffondersi tra la popolazione e le autorità. Il ‘day after’ del Giappone dopo il sisma di ieri, 8 agosto 2024, di magnitudo 7.1 vede l’eventualità sempre più concreta di un megaterremoto ipotizzata dagli scienziati, mentre la popolazione si interroga su cos’è questo megasisma e quali danni potrebbe provocare.
Un evento che potrebbe avere ricadute tremende per l’arcipelago nipponico, basti pensare che l’ultimo, avvenuto nel 2011, fu all’origine del disastro nucleare di Fukushima.
Megaterremoto in Giappone, cos’è e quando potrebbe verificarsi secondo gli esperti
La gravità della situazione è testimoniata anche dalla decisione del primo ministro Fumio Kishida di cancellare il suo viaggio previsto in Asia centrale. Kishida ha comunicato che resterà in Giappone “per almeno una settimana” in modo da gestire la crisi in corso e, soprattutto, averne un quadro il più possibile completo anche in termini dei suoi possibili sviluppi.
Le due scosse molto violenti che si sono susseguite nella giornata di ieri a pochi minuti l’una dall’altra (la prima di magnitudo 6.9, la seconda di 7.1) hanno, dunque, lasciato un segno profondo nella popolazione e nelle autorità nipponiche.
Segnali preoccupanti che hanno allertato anche gli esperti della Jma (l’Agenzia meteorologica giapponese), i quali ritengono che le scosse di ieri potrebbero indicare l’approssimarsi di un ‘megaterremoto’ che potrebbe colpire l’area anche in tempi relativamente brevi.
Si tratta di eventi sismici particolarmente potenti, la cui magnitudo supera gli 8.5, dovuti all’interazione tra due placche tettoniche. Storicamente, è la cosiddetta ‘cintura di fuoco’ a essere interessata da simili, catastrofici fenomeni, e cioè l’aria che cinge l’Oceano Pacifico e che comprende:
- Giappone
- Nuova Zelanda
- Filippine
- Indonesia
- Polinesia
- Stati Uniti (costa ovest)
- Perù
- Cile
Gli scienziati giapponesi ritengono che le probabilità che un simile evento possa verificarsi entro i prossimi 30 anni nei pressi della Fossa di Nankai, lungo la costa giapponese che affaccia sul Pacifico, siano di circa il 70-80%.
I precedenti fino al terremoto Tohoku del 2011 e il disastro di Fukushima
Se ciò dovesse effettivamente verificarsi, le possibili vittime potrebbero raggiungere lo spaventoso numero di 320mila, secondo gli scienziati, provocate dalle forti scosse e dal probabile rischio di tsunami che si abbatterebbero nelle aree lungo la costa, da Kanto a Kyushu.
Nel corso del Novecento, sono stati 17 i megasismi che si sono verificati sul pianeta. Di questi, solo uno – il terremoto delle Isole Curili, in Russia, del 1963 – non avvenne nella zona della cintura di fuoco. Tutti gli altri, da quello del 1906 in Ecuador e Colombia fino a quello del 2021 in Alaska, hanno riguardato quella specifica zona.
Tra i più drammatici eventi sismici dell’area e, in particolare, del Giappone, rientra anche il terremoto e maremoto del Tohoku del 2011. Con epicentro situato nell’Oceano Pacifico, il sisma fece registrare una magnitudo di 9.1 per una durata record di circa 6 minuti. La scossa generò uno tsunami che si abbatté nella regione di Tohoku, colpendo la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi e disattivandone i sistemi elettrici di emergenza che contribuivano al raffreddamento dei reattori.
Tragico il bilancio del megasisma che arrivò a contare 19mila 759 morti accertati, 6mila 242 feriti e 2mila 553 dispersi.