È stato un debutto sofferto, un salto che Gianmarco Tamberi ha rischiato di non poter fare, ma alla fine con caparbietà e determinazione, ha esordito alle Olimpiadi e ha conquistato una finale che mai come questa volta era in bilico. E’ infatti passato dal problema muscolare di metà luglio, ai calcoli renali che lo hanno obbligato al letto, con tanto di febbre, appena cinque giorni fa. I primi due errori hanno rischiato di compromettere quella che, per sua stessa ammissione, sarà al 99% la sua ultima Olimpiade. Ma alla fine il portabandiera azzurro ha strappato il pass per la finale di sabato. Vuole una medaglia per chiudere in bellezza e avrà ancora un paio di giorni di tempo per recuperare. Tamberi si prepara per la finale alle Olimpiadi e le aspettative sono altissime. Per commentare il suo percorso, l’ex altista, Marcello Benvenuti, è intervenuto a Tag24.
Tamberi in finale alle Olimpiadi! Benvenuti commenta a Tag24
D: Tamberi è in finale di salto in alto alle Olimpiadi di Parigi 2024, nonostante una condizione fisica non ottimale. Un risultato che ti aspettavi?
R: Il salto in alto è una specialità piuttosto particolare e ne so qualcosa perché l’ho fatta praticamente per tutta la vita. Anche quando uno è in condizioni ottimali, poiché è uno sport molto tecnico, non si sa mai quale misura riesce a saltare. È chiaro che dopo tanti anni, dopo tante esperienze e tanti allenamenti, si hanno più o meno dei parametri. La cosa fondamentale sarebbe entrare in pedana sempre al 100%, perché anche un minimo dettaglio può fare la differenza. Nel calcio, ad esempio, puoi svirgolare una palla e mandarla comunque in rete, ma nell’atletica non funziona così e quando non sei al 100%, ci sono tempi e misure che te lo ricordano. Da Tamberi mi aspettavo quello che ho visto. Parliamo di un atleta non più giovanissimo, che ormai è arrivato in fase calante, ma nonostante questo può arrivare sicuramente a una medaglia.
D: Può vincere la pur non essendo al 100%? Si parla tanto di una finale di livello piuttosto basso.
R: Tamberi ha un sistema neuromuscolare davvero eccezionale, altrimenti non si spiegherebbe tutto ciò che ha fatto e che ha vinto. È vero però che il livello, in generale, del salto in alto, è piuttosto basso. Quando saltavo io, dovevo confrontarmi con gente che faceva 2,45, praticamente con dei mostri sacri. Oggi invece, quando si salta 2,40 è qualcosa di stratosferico. Il russo più scarso, saltava a 2,35, mentre adesso lo fa il numero uno. Il livello è talmente basso, che se non incappino in una giornata sfortunata, una medaglia la vinci. Poi ovviamente il colore lo deciderà soltanto la gara. Vincere una medaglia olimpica vuol dire comunque scrivere la storia.
Il bronzo di Furlani
D: Che momento sta vivendo l’atletica, in generale?
R: L’atletica italiana sta vivendo il suo periodo di massimo splendore. La differenza sostanziale, rispetto al momento in cui gareggiavo io, sta soprattutto nella presenza di atleti oriundi. In questi anni si sono fuse culture, storie personali diverse, provenienti da ogni angolo del mondo ed è inutile che ci nascondiamo dietro un dito, ci sono posti in cui fisicamente sono molto più forti di noi. È proprio così che abbiamo toccato livelli mai raggiunti prima.
D: Nel salto in lungo e, intanto, Mattia Furlani ha conquistato la medaglia di bronzo, a soli 19 anni. Un’impresa?
R: Conosco perfettamente suo papà, perché gareggiava con me e ho conosciuto Mattia quando era ancora molto piccolino. Parliamo di un atleta che ha qualità eccezionali, e il padre, Marcello, me ne aveva parlato in tempi non sospetti. In famiglia c’è anche Erika, che salta in alto, e stavo effettivamente aspettando che anche Mattia potesse arrivare a questi livelli. Era partito anche lui con il salto in alto, e oggi sta ottenendo risultati straordinari con il salto in lungo.
D: Avendo solo 19 anni, può crescere ancora?
R: Ha soltanto 19 anni e può crescere ancora. Quando si fa atletica, si cammina sempre su un filo sottile e finché non ci si fa male e si sta bene fisicamente, si può continuare a migliorare. Ovviamente non devono mai mancare neanche una delle due condizioni, altrimenti la crescita si interrompe. Se continua in questo modo, però, può solo continuare a crescere.