Il percorso della ginnastica artistica alle Olimpiadi di Parigi 2024 si è concluso. Le nostre ragazze hanno conquistato tre medaglie storiche: la prima, d’argento, a squadre e e poi loro e il bronzo di Alice D’Amato e Manila Esposito nella trave. Un risultato straordinario e imprevedibile, all’inizio della manifestazione, che dimostra il grandissimo lavoro fatto dalla Federazione in questi anni. Segnali positivi sono arrivati anche da parte dei ragazzi, che non hanno conquistato medaglie, ma se la sono giocata con i più forti del mondo, chiudendo al sesto posto. Adesso toccherà alle Farfalle farsi valere nella ritmica. Per fare un bilancio di quanto raccolto dalla ginnastica artistica alle Olimpiadi di Parigi 2024, l’ex campione, Igor Cassina, è intervenuto in esclusiva a Tag24. 

Come è andata la ginnastica artistica alle Olimpiadi? Igor Cassina fa un bilancio a Tag24

D: Il percorso della ginnastica artistica alle Olimpiadi di Parigi 2024 è finite, ed è tempo di fare un bilancio. Come valuti il percorso delle nostre atlete?

R: Indubbiamente siamo andati oltre ogni più rosea aspettativa. Abbiamo vinto una medaglia storica come squadra, che nella femminile mancava da 96 anni. Saremmo potuti andare a casa felici già così, ma poi Alice D’Amato e Manila Esposito si sono qualificate rispettivamente in tre e due finali di specialità. Questo ci aveva fatto ben sperare e per una serie di situazioni, anche quelle che sulla carta sembravano le più forti, sono mancate. Vince chi riesce a fare l’esercizio migliore, nel momento giusto. 

D: Abbiamo sfruttato il momento, conquistando una medaglia d’oro e una di bronzo. Quando hai capito che poteva succedere? 

R: Le due medaglie, l’oro e il bronzo, sono state la magia nella magia. Non era mai successo prima e la medaglia d’oro di Alice alla trave è storia. Parliamo di due atlete che hanno 21 e 17 anni, che hanno fatto gioire tutta l’Italia, il mondo della ginnastica artistica e in genarale tutti gli appassionati di sport. Questo ci fa ben sperare anche per il futuro, sicuramente per il prossimo quadriennio. Anche perché ritroverà la giusta forma anche Asia, la sorella di Alice.

D: Queste ragazze hanno intrapreso davvero un percorso importante, che parte da lontano? 

R: Dovete considerare che, con il direttore tecnico, Enrico Casella, è stato intrapreso un lavoro di un certo tipo da circa vent’anni. Il nostro è uno sport che necessita di preparazione, allenamenti e pazienza e non ci si può improvvisare. Serve metodologia, programmazione, e questo è stato fatto. Oggi c’è anche un bacino di Juniores davvero molto quotato e possiamo pensare di arrivare alle Olimpiadi di Los Angeles con Alice e Manila, ma anche con i più giovani che emergeranno.

D: Sono mancate le atlete più accreditate, e qualcuno ha sottolineato questo aspetto per commentare la medaglia d’oro di Alice D’Amato, ma le cadute e gli errori fanno parte dello sport. Polemiche inutili e sterili?

R: Assolutamente sì, perché questo fa parte del mondo dello sport, soprattutto di quelli in cui il dettaglio fa la differenza. L’aspetto mentale è fondamentale e vi posso dire, per esperienza personale, che a volte puoi essere anche super preparato e concentrato, ma commettere ugualmente qualche errore. La pressione, la testa, possono influire tantissimo. Vince sempre chi c’è, ma soprattutto chi dimostra di saper fare in quel momento l’esercizio migliore. Questo è il campione. L’atleta cinese che è salita per prima, aveva un esercizio di maggior difficoltà, ma anche quando sei la più forte, come Simone Biles, devi dimostrarlo in ogni momento. Se fai un errore, o più errori, evidentemente in quel momento non meritavi la medaglia.

Il fenomeno Simon Biles

D: È stata una Olimpiade con grandissima attenzione mediatica, hai la sensazione che c’è un prima di un dopo Simone Biles?

R: Il prima Simone Biles è stato comunque caratterizzato da alcune atlete di punta, che sono riuscite a scrivere la storia e lasciare un’impronta. Svetlana Chorkina e Nadia Comăneci, dal mio punto di vista, sono state coloro che hanno riportato la ginnastica artistica femminile in auge. Poi si sono susseguite una serie di grandi atlete, e non dobbiamo dimenticare la nostra Vanessa Ferrari. Finché dieci anni fa è esplosa Simone Biles che, dal 2013 ad oggi, ha sempre vinto tutte le gare all around. Lascerà sicuramente il segno e lo farà per sempre, perché ha fatto delle cose che mai nessun’altra atleta aveva fatto, sia in termini di medaglie che di performance sportive. Ha dato vita a diversi elementi nel nostro mondo, dal corpo libero al volteggio, creandone ben cinque.

D: Questa sarà la sua ultima Olimpiade?

R: Io non so quando terminerà la sua carriera, anche se si vocifera che finirà dopo questa Olimpiade. Tra 4 anni però saremo a Los Angeles, praticamente a casa sua. A parte l’età, se dovesse star bene fisicamente, mi aspetto che lei voglia comunque esserci, magari gestendosi e facendo un anno più tranquillo. Non escludo la possibilità di poterla rivedere, ma molto dipenderà dagli stimoli che avrà.

La squadra maschile

D: Sui ragazzi invece che mi dici?

R: È chiaro che quando si va ad un’Olimpiade, e non si vince una medaglia, sembra che le cose non siano andate bene. Dobbiamo però considerare da dove siamo partiti nel settore maschile. Quando è terminata la nostra epoca e si è fermato lo squadrone con cui abbiamo riportato ai vertici l’Italia, abbiamo avuto degli anni bui. Anche nel maschile però è stato fatto un grandissimo lavoro nel settore giovanile e anche gli juniores di oggi sono destinati a diventare senior e lasciare un segno in gare così importanti. Siamo arrivati nella finale a 8, e vi garantisco che fino a poco tempo fa sarebbe stato complicato anche rientrare nei primi 12. Strappare il pass per le Olimpiadi era come vincere una medaglia d’oro. Stavolta però siamo arrivati sesti e lo abbiamo fatto esprimendo una ginnastica di primo ordine. 

D: Quindi sei soddisfatto? 

R: Credo che il tipo di ginnastica che stiamo esprimendo è l’aspetto più importante da cui ripartire. Puoi anche fare un exploit e arrivare terzo o quarto, ma deve esserci una base solida. Il campione può anche riuscire a realizzare cose impreviste, ma una volta ti va bene, poi diventa complicato. Non voglio dire che il nostro sesto posto vale come una medaglia, ma comunque è un segnale importante. Dobbiamo pensare di continuare a lavorare così, per garantirci un certo tipo di futuro.

La ritmica a Parigi 2024

D: È uno sport completamente diverso, ma adesso arriva il momento della ritmica. Nei confronti delle Farfalle hai aspettative alte?

R: Le aspettative sono alte perché le ragazze della ritmica ci hanno abituato molto bene. È come quando gareggiavano Alberto Tomba o Valentino Rossi. L’aspettativa però spesso è un’arma a doppio taglio. Quel che è certo però, è che loro andranno lì con la stessa ambizione e con la voglia di vincere una medaglia. La ritmica però è uno sport molto particolare anche per quel che riguarda le giurie.

D: In che senso?

R: Io non sono un giudice dell’artistica, ma ho l’occhio per capire se certe cose vengono fatte più o meno bene. In questa edizione Olimpica, se guardiamo alle medaglie, non c’è stato nulla che non è andato come doveva. Nella ritmica invece è più facile che i giudici ci possano metterci del loro per favorire chi vogliono. È uno sport leggermente più soggettivo e dobbiamo metterci nelle mani di chi giudica. Quel che è sicuro però, è che le nostre ragazze andranno lì per portare a casa una o più medaglie.