Sono pochi i casi in cui un deputato ha rifiutato la firma di un collega – seppur dell’opposizione – ad un suo ordine del giorno. E’ quello che è accaduto oggi – 7 agosto 2024 – tra i banchi della Camera dei Deputati durante la discussione sul Decreto Carceri 2024, tra il deputato del Partito Democratico, Marco Lacarra e la deputata della Lega, Simonetta Matone.
Il deputato dem, infatti, non ha accettato che la magistrata della Lega apponesse la propria firma all’odg con cui chiedeva un impegno del Governo ad intraprendere misure per evitare la permanenza in carcere di madri e figli minori. Intervistato dall’inviato di Tag24.it Lorenzo Brancati, il deputato del Pd ha spiegato che si è trattato di una questione puramente politica.
Decreto carceri 2024, perché Lacarra ha rifiutato la firma di Matone sul suo odg?
Marco Lacarra rivendica la sua scelta di non accettare la firma della deputata Simonetta Matone a sostegno del suo ordine del giorno a favore dei figli minori di madri detenute in quanto sua prerogativa parlamentare, ma precisa anche che la sua decisione non ha alcuna motivazione personale, ma che è stata un atto politico.
“E’ stato un atto politico chiaro e mi hanno stupito le attestazioni di solidarietà perché non c’è stata nessuna offesa. La collega Matone può dare prova di condividere le nostre preoccupazioni e le nostre istanze sostenendo l’emendamento che noi presenteremo su questo tema nel Ddl Sicurezza in aula”.
Ha commentato Lacarra che poi ha spiegato:
“Sono stato in commissione fino a notte fonda per proporre una serie di emendamenti al Ddl Sicurezza, fra questi emendamenti c’era proprio una richiesta di rimpinguare il fondo per manutenere e realizzare nuove case protette per le detenute madri e i loro figli, e su questo emendamento l’onorevole Matone è stata durissima, ha opposto un’opposizione netta. Per cui mi ha stupito non poco che poi in Aula abbia chiesto di firmare l’emendamento sconfessando se stessa.”
Lacarra: “Matone? Ho voluto sottolineare sua incoerenza. Ha sconfessato sè stessa”
l deputato del Partito Democratico ha poi chiarito meglio la sua posizione e cosa intenda quanto parla di atto politico:
“Questo atteggiamento a mio avviso è incoerente e mi è sembrato giusto sottolineare la sua incoerenza. E’ una prerogativa del parlamentare non accettare la sottoscrizione non è un fatto personale, ma solo politico.”
Minori in carcere, prima del Pd lo scontro era stato tra Lega e Forza Italia
Il tema delicatissimo della permanenza in carcere dei minori insieme alle madri detenute aveva già fatto litigare nelle scorse settimane la maggioranza e nello specifico la Lega e Forza Italia, protagonisti di un duro confronto in Commissione Giustizia e Affari Costituzionali alla Camera nel corso della discussione sugli emendamenti al Dl Sicurezza.
In quel caso il partito del segretario Antonio Tajani si era opposto all’emendamento della Lega – poi approvato – volto ad eliminare lo stop all’obbligo di rinvio delle pene per le madri detenute.
Ebbene sì, perché la battaglia per la tutela dei figli di donne in stato di detenzione è una battaglia che si sta combattendo su due fronti: con il decreto carceri in approvazione oggi a Montecitorio e con il Ddl Sicurezza che arriverà in Parlamento dopo l’estate.