Lamenta offese anche personali la magistrata e deputata della Lega, Simonetta Matone, al centro – questa mattina – di un acceso diverbio alla Camera dei Deputati con il collega del Partito Democratico, Marco Lacarra sul tema della permanenza in carcere di minori, figli di madri detenute.

Ad innescare la bagarre nell’aula di Montecitorio, dove era in corso la discussione per l’approvazione definitiva del Decreto Carceri, il rifiuto da parte del deputato dem di accettare la firma di Matone ad un ordine del giorno da lui presentato. L’odg in questione impegnava il Governo a misure volte ad evitare la permanenza in carcere di madri e minori.

“La mia non era una provocazione, ma era una sottoscrizione ragionata, dopodiché però gli ho rotto il giocattolo perché è successo un putiferio, un’indegna gazzarra con attacchi personali. Mi hanno dato della fascista. Hanno parlato addirittura di antisemitismo e la cosa mi diverte perché mio marito proviene da una nota famiglia ebraica, quindi dare a me dell’antisemita…”

ha commentato Simonetta Matone.

Scontro alla Camera, Matone: “Una gazzarra indegna con attacchi personali. La mia firma non era una provocazione”

Intervistata in esclusiva dall’inviato di Tag24.it Michele Lilla all’uscita di Montecitorio, la deputata della Lega è intervenuta su quanto accaduto poche ore prima alla Camera e sulle polemiche scaturite dalla sua scelta di firmare l’odg del collega di opposizione.

Matone ha spiegato che – a differenza da quanto affermato dal collega del Pd Lacarra che ha parlato di incoerenza da parte sua – l’ordine del giorno che avrebbe voluto firmare, non confliggeva in nessun modo con le posizioni da lei assunte in passato, nel corso della discussione relativa al Ddl Sicurezza in Commissione Giustizia, sullo stop all’obbligo di sospensione della pena per donne incinte o madri di minori.

“L’ordine del giorno che io volevo firmare è assolutamente coincidente con il ragionamento che io ho fatto in Commissione Giustizia sulla necessità che è contenuta proprio in una norma del Decreto Sicurezza che voteremo dopo l’estate. La norma prevede che il magistrato, valutata la situazione soggettiva della singola ragazza (incinta o madre di minore, ndr)- decide se liberarla, oppure, collocarla in una struttura protetta. Loro (l’opposizione, ndr) non conoscono la realtà di cui parlano.”

Matone: “Il decreto non è uno svuotacarceri. Tuteliamo le madri sfruttate”

E’ stata una strumentalizzazione da parte dell’opposizione quindi?

“Non credo ci sia stata strumentalizzazione, loro fanno il loro mestiere ma sparando sciocchezze soprattutto infondate ecco perché io ripeto ma ci siete andati con il tacco 12 nel campo nomadi, perché non ci sono mai andati.”

Dichiara Matone che, poi, chiede all’opposizione cosa abbia fatto negli ultimi dieci anni in cui sono stati al Governo per la situazione delle carceri, rivendicando l’operato del centrodestra sta provando a rispondere all’emergenza con il Dl Carceri in discussione alla Camera e già approvato in Senato.

“E’ un provvedimento ragionevole che parte dal presupposto non dico di risolvere il problema carceri, ma di rispondere a quella che sicuramente è un’emergenza, ma è anche una situazione gravissima e strutturale. La filosofia dell’intervento legislativo è molto diversa da uno svuota-cerceri, perché le cosiddette leggi svuotacarceri non hanno mai realmente alleggerito la pressione sui carceri perché si sono riempiti nuovamente subito dopo.”

Spiega Matone che poi conclude:

“Viceversa la filosofia del dl carceri potenzia il personale, viene creata una nuova figura quella del commissario straordinario delle carceri e viene modificato il meccanismo della liberazione anticipata, così il detenuto saprà fin dall’inizio quale sarà il suo fine pena effettivo se si comporterà bene. Questo serve secondo me a garantire l’ordine nelle carceri e al tempo stesso stabilisce una sorta di regime pattizio tra il carcere e il detenuto.”