Crisi mercati finanziari, il monito dei colossi di investimento: “occhio a tenere i tassi troppo alti a lungo”.

La Borsa di Tokyo ha registrato un crollo per i suoi titoli azionari di oltre 12 punti percentuali, il secondo crollo peggiore nella storia dopo quello di ottobre 1987. Tutto ha preso il via con il rapporto del mese di giugno del mercato del lavoro negli USA: tasso di disoccupazione più elevato e minori posti di lavoro creati rispetto alle proiezioni.

Ciò ha provocato una vera e propria ondata di vendite sui mercati azionari lo scorso venerdì. In fin dei conti anche Warren Buffett aveva venduto tramite il suo fondo quasi il 13 percento dei titoli azionari Apple in portafoglio, riducendole in valore al 40 percento del totale. Si tratta di un segnale di sfiducia verso i driver per lo sviluppo di Wall Street nel corso degli ultimi anni.

Crisi mercati finanziari: tassi di interesse troppo alti a lungo

La crisi dei mercati finanziari che si è innescata in questi giorni non si somiglia tanto a quella del 2008. Le società di investimento hanno inviato un monito alle banche:

“occhio a tenere troppo a lungo i tassi di interesse alti”.

Anche i governi stanno riducendo il sostegno alle rispettive economie, abbracciando una politica di bilancio maggiormente prudente. In un contesto di tassi di interesse elevati, c’è il rischio che si inneschi inevitabilmente la recessione economica. I mercati finanziari avvertono i policy maker, i quali o proseguono l’espansione fiscale o allentano la politica monetaria. Cosa si attende ora? Un cambio di marcia da parte delle banche centrali, le quali dovranno tagliare i tassi di interesse.

Le banche centrali auspicavano di tagliare i tassi di interesse già qualche mese fa, ma il trend inflazionistico non ha è sceso agli obiettivi target fissati. La FED ha dovuto rinviare l’allentamento monetario (forse) al mese di settembre. Gli investitori si sarebbero attesi il taglio dei tassi di interesse già qualche mese fa. Elevati tassi di interesse rischiano di ridurre i ricavi delle società e di rallentare l’economia. Le aspettative frustate e rinviate da mesi e mesi hanno portato al tragico epilogo che tutti conosciamo.

Crisi mercati finanziari: debito pubblico troppo alto

La verità è che i mercati finanziari internazionali attendono una scusante per vendere. L’economia globale è incerta: gli USA sono cresciuti, ma incrementando il debito pubblico. Per un decennio fino al 2022 le banche centrali hanno azzerato i tassi di interesse e hanno iniettato volumi di liquidità sui mercati con programmi di Quantitative Easing. La ricomparsa del trend inflazionistico dopo l’emergenza pandemica ha costretto le banche centrali ad alzare i tassi di interesse ai massimi.

L’aumento del costo del denaro ha conseguenze sulle imprese e sulle famiglie che hanno sottoscritto un mutuo. Ciò ha rappresentato un bene per gli investitori. L’indebitamento mondiale è esploso a oltre 310mila miliardi di $ alla fine dell’anno 2023. Una decina di anni fa il PIL era inferiore al 220 percento e ora è cresciuto a quasi 240% del Prodotto Interno Lordo.

Il debito pubblico aveva un costo inferiore fino a due anni fa. Oggi il rifinanziamento ha un peso maggiore sulle casse delle imprese, famiglie e governi. Se la crescita economica subisce un rallentamento, le risorse necessarie da accantonare dovranno incrementare. Tassi di interesse più elevati implicano spesa per interessi in netto incremento.

Crisi mercati finanziari: il ruolo della bolla dell’Intelligenza Artificiale

Un ruolo rilevante è giocato dallo scoppio della bolla dell’Intelligenza Artificiale: ciò ha generato tantissima incertezza sui mercati azionari asiatici, in particolare a Osaka, Tokyo e Seul.

Nonostante la volatilità del mercato borsistico ed il crollo registrato in questi giorni, i risparmiatori stanno mettendo in atto strategie che possono aiutare a minimizzare le perdite ed evitare di prendere decisioni azzardate.