Lo psicodramma dell’estate per il campo largo del centrosinistra: Renzi sì, Renzi no. L’ex presidente del Consiglio ha ormai deciso: il suo posto e quello di Italia Viva è nel centrosinistra e adesso deve solo convincere anche tutti gli altri e soprattutto il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte che da quell’orecchio sembra sordo agli appelli della segretaria dem, Elly Schlein, suo principale ‘sponsor’.
Contrario a stare nella stessa coalizione del suo ex alleato, anche il leader di Azione, Carlo Calenda, che però apre ad un’alleanza in Liguria con il campo largo ma Renzi? Oltre agli oppositori esterni, però, Matteo Renzi deve fare i conti anche con i nemici in casa, dal momento che un pezzo consistente di esponenti del suo partito è contrario alla svolta a sinistra e gli chiede il congresso.
Insomma, ancora una volta è Renzi contro tutti.
Matteo Renzi prova a ricucire con Conte: “Dimentichiamo il passato”
La segretaria del Pd, Elly Schlein, nella sua battaglia ‘testardamente unitaria’ per l’unificazione di tutte le forze che si oppongono al Governo Meloni, ha deciso di voltare pagina e mettere una pietra sopra alle divergenze del passato con il presidente di Italia Viva. Renzi sa bene che, se vuole entrare a far parte del cantiere del centrosinistra per la costruzione del fronte progressista, non può prescindere dall’ok del leader del Movimento 5 Stelle che, invece, sembra meno propenso a dimenticare.
“Renzi? Negli ultimi anni si è vantato sempre di aver mandato a casa il mio Governo. E oggi mi chiama interlocutore privilegiato? Per noi la politica è una cosa seria”.
Diceva Giuseppe Conte lo scorso 19 luglio.
Ecco perché oggi dalle colonne del Corriere della Sera, Matteo Renzi ha lanciato un appello al leader pentastellato a mettere da parte il passato e a guardare al futuro per fare in modo che l’opposizione unita “oggi maggioranza del paese” diventi anche “maggioranza politica”.
“Noi siamo pronti al confronto sul futuro anche con Conte. Sul passato non cambio idea: io rivendico di aver portato Draghi e ne sono orgoglioso. Ma siamo nel 2024: Conte ha lasciato Chigi tre anni fa, io otto anni fa. È tempo di occuparci di futuro, non di fare le rievocazioni storiche”.
“Dimentichiamo il passato”, quindi, per costruire il futuro sulle basi comuni che Renzi individua e elenca:
“Tra Kamala Harris e Donald Trump, tifiamo per la Harris: spero anche Conte. Su Putin e Venezuela non abbiamo dubbi: spero anche Conte. Sull’immigrazione noi vogliamo uscire dalla cultura ideologica dei decreti Salvini: spero anche Conte”.
Non solo Conte, ma anche altri esponenti del centrosinistra sembrano avere la memoria lunga. Nel Pd, ad esempio, in molti hanno storto il naso al ritorno di Renzi e sulla questione il diretto interessato ha detto:
“Noi parliamo con la segretaria nazionale del Pd, non con le singole correnti interne. Conosco il Partito democratico: se ti metti a parlare con una singola corrente, poi non finisci più”.
Calenda: “Renzi? Fa quello che è utile per lui. Non ha un progetto di Governo”
Altro nodo da sciogliere è il veto di Carlo Calenda. Il leader di Azione non vuole neanche sentir parlare di un’alleanza con Matteo Renzi, dopo il burrascoso ‘divorzio’ che portò alla dissoluzione del progetto dell’ex Terzo Polo.
Calenda sta ancora valutando se aderire al progetto del campo largo riformista al quale è stato invitato come Italia Viva. Elly Schlein è stata chiara a riguardo, non si accettano veti, quindi il leader di Azione dovrà decidere il suo posizionamento nello scacchiere dell’opposizione indipendentemente da quello che si deciderà su Renzi. Calenda, in queste ore ha avuto parole di apertura per una possibile alleanza alle Elezioni Regionali in Liguria in programma in autunno ma è implacabile su Renzi:
“Matteo Renzi domani mattina se deve fare un’alleanza con CasaPound fa un’alleanza con CasaPound. Il problema non è quello che fa Renzi, il problema non è quello che gli passa per l’anticamera del cervello in quel momento come una cosa utile per lui. Il problema è che non ha un progetto di governo”,
dichiara ad Agorà estate su Rai3.
La fronda interna: Italia Viva spaccata in due dalla svolta a sinistra del suo leader
L’altro fronte di opposizione, invece, è tutto tra le mura di casa con una parte consistente del partito che non è d’accordo con il cambio di linea del Presidente e chiede che si faccia un congresso. Sono della scorsa settimana le due lettere – la prima a firma di quasi 250 amministratori e dirigenti territoriali e la seconda degli esponenti del gruppo Europa e estero di Italia Viva – in cui si chiede la convocazione di un congresso straordinario per discutere del riposizionamento del partito in ambito nazionale e soprattutto per il rinnovo della presidenza. Richiesta che lo stesso Renzi ha rispedito al mittente.