Chi è Crescenzo Marino? Il Tribunale di Napoli ha condannato Crescenzo Marino a dieci anni di reclusione per associazione mafiosa.

La sentenza di primo grado si aggiunge alla pena che il giovane dovrà scontare per altri reati. Il cognome Marino è molto noto nel mondo della criminalità partenopea. Suo padre, infatti, è ritenuto il boss delle Case Celesti ed è tuttora carcerato in regime di 41 bis.

Crescenzo Marino è amico di lunga data del rapper Geolier, poiché i due hanno vissuto insieme l’infanzia nel quartiere di Scampia. Già in passato il cantante si era esposto in sua difesa, credendo alla sua innocenza circa i fatti contestati.

Nel luglio 2022 infatti Crescenzo Marino era stato arrestato dalle forze dell’ordine nell’ambito di un blitz contro la camorra. 

Chi è Crescenzo Marino: la famiglia

Crescenzo Marino oggi ha 27 anni. Nato e cresciuto a Napoli, in gioventù ha conosciuto il rapper Geolier con il quale ha rafforzato una duratura amicizia sin dall’adolescenza. I due infatti vivevano nello stesso quartiere, quello di Scampia, a stretto contatto con realtà difficili e spesso legate alla criminalità organizzata. La famiglia di Crescenzo operava proprio in questo ambiente.

Suo padre è Gennaro Marino, più conosciuto con il soprannome Genny McKey. Un nome altisonante nella criminalità napoletana, in quanto è ritenuto il boss delle Case Celesti di Secondigliano. Oggi è detenuto in regime di carcere duro.

Lo zio di Crescenzo era Gaetano Marino. Soprannominato “moncherino” a causa della perdita di entrambe le mani in seguito ad un incidente motociclistico, venne ucciso in un agguato nell’agosto del 2012 sul lungomare di Terracina.

Gennaro e Gaetano Marino avevano ereditato il traffico di stupefacenti nell’area di Scampia e Secondigliano, dopo l’assassinio di loro padre che di nome faceva anch’egli Crescenzo. Il clan però era presto entrato in guerra con i Di Lauro e si era scatenata una feroce faida tra criminalità organizzata.

Dal lusso su TikTok al carcere

Nel post pandemia da Covid-19, Crescenzo Marino era diventato un volto noto dei social network. Soprattutto su TikTok ostentava il suo patrimonio economico, frutto però di azioni illecite.

Nelle foto diffuse, l’allora 24enne era ritratto con abiti griffati, orologi di lusso e a bordo di costosissime automobili. Secondo le indagini, postare questo tipo di contenuti non era solo un vezzo ma anche un modo per imporre il proprio predominio sul territorio.

Ecco allora che troviamo diverse immagini di Crescenzo Marino, relative al 2021, mentre è accanto ad una nuovissima e fiammeggiante Ferrari, mentre sfoggia modelli di Rolex a tiratura limitata, mentre consuma una cena in un ristorante stellato oppure mentre si trova a Parigi per una vacanza di lusso.

I contenuti erano diventati virali e Crescenzo Marino interpretava così il ruolo dell’influencer di articoli e beni luxury. Le autorità hanno però presto capito che tutta quelle ricchezze altro non erano che i proventi di attività illecite.

Nel luglio 2022 l’allora 25enne Crescenzo Marino viene raggiunto dalle forze dell’ordine e tratto in arresto con l’accusa di essere coinvolto nel clan camorristico fondato dal padre.

La condanna in primo grado

Il processo penale a suo carico è arrivato ora al primo grado di giudizio. Crescenzo Marino è stato condannato a 10 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa. La sentenza si è avvalsa delle ulteriori prove fornite dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalle deposizioni di due pentiti e oggi collaboratori di giustizia.

Le indagini avevano infatti evidenziato come l’allora 25enne avesse ereditato il comando del clan, dopo l’arresto del padre. Si sarebbe occupato personalmente della gestione dei ricavi ottenuti dalla vendita degli stupefacenti. In breve tempo, aveva consolidato il ruolo di leader tanto da aver acquisito anche il rispetto degli altri clan affiliati.

La difesa di Crescenzo Marino, aveva preannunciato la testimonianza del rapper Geolier ma è stata successivamente annullata. L’artista napoletano dunque non ha voluto deporre in suo favore, nonostante avesse sostenuto l’innocenza del suo amico fraterno già all’indomani del suo arresto.