“Le due sorelle saranno presto dimenticate” scrive Mattia Feltri sul quotidiano La Stampa regalandoci le consuete pillole quotidiane di saggezza. “Le due sorelle” sono Angela Carini e Imane Khelif, protagoniste di un incontro di boxe alle Olimpiadi di Parigi dove loro se le sono date sul ring e altri sui mezzi di comunicazione di ogni tipo. Carini ha ricevuto le carezze della premier Giorgia Meloni e Khelif è stata trattata come “una canaglia che si fa passare da femmina per pestare le femmine e vincere facile”.

C’è un “aspetto malinconico” scrive Feltri: saranno presto dimenticate. “Queste due ragazze sono più sorelle di quanto credano: sono state prese perchè passavano di lì, erano utili alla guerriglia del giorno e sono state scaraventate su un ring in cui si colpisce solo sotto la cintura. Altro che maschi o femmine, non sono più nemmeno esseri umani, bensì strumenti, utensili, armi da impugnare e poi buttare. Nessun cazzotto sarà mai altrettanto violento”. 

Carini: “Spero che tu vinca le Olimpiadi”

E a chi strumentalizza le due atlete dà una lezione Angela Carini che a Fanpage dice:  “Ciao Imane, mi auguro che arriverai in finale e che vincerai le Olimpiadi. In questa situazione io e lei non centriamo nulla. Tutte le parole che vengono dette contro di me e contro di lei, non centriamo nulla. Noi siamo qua perché stiamo inseguendo un sogno. Non siamo noi a giudicare, non siamo nessuno per giudicare me, non siamo nessuno per giudicare Imane, non siamo nessuno per dire se questo è giusto o sbagliato. Le persone che devono giudicare tutto questo ci sono e hanno le competenze per poterlo fare. Noi pugili facciamo il nostro compito. Il nostro compito qual è? Combattere e lo abbiamo fatto. A me è andata così, Imane ha vinto e va bene così”. Una lezione ai “pugili” che combattono fuori dal ring e non sentono il dolore dei cazzotti.

Stefano Bisi