Per me il 3 agosto di ogni anno è un giorno da ricordare ma non è il compleanno di qualcuno che conosco e c’è poco da festeggiare o forse sì visto che credo di aver superato quel trauma. Anche il 3 agosto del 2016 faceva caldo a Roma. Ero gran maestro del Grande Oriente d’Italia e dovevo rispondere alla convocazione della Commissione parlamentare Antimafia presieduta dall’onorevole Rosy Bindi che ne vuole sapere di più sulle presunte infiltrazioni della malavita organizzata nelle logge massoniche. L’appuntamento è per le 14.30 a Palazzo San Macuto. Entrando in quel palazzo storico penso subito a questo luogo che evoca ricordi e memorie nefaste per ogni amante della libertà. Qui, nel 1628, c’era l’Inquisizione. Il convento venne designato quale sede della Congregazione del Sant’Uffizio. Divenne il luogo dove il tribunale dell’Inquisizione, istituito da Paolo III nel 1542, svolgeva l’adunanza della congregazione segreta dove si dava lettura delle sentenze. Salendo quelle scale, dopo aver superato i controlli di riconoscimento e sicurezza, mi viene in mente Galileo Galilei. Proprio qui, in un locale del convento, il 22 giugno del 1663, l’astronomo fu costretto a pronunciare l’abiura della teoria copernicana per salvare la pelle. Mi immagino quel pullulare di porporati davanti a Galileo. Penso e spero che quel tempo sia passato. 

Quelle esperienze con la Commissione parlamentare Antimafia

Mi faccio coraggio, cerco di mettere insieme cuore e ragione per difendere la libertà di associazione e la dignità del Grande Oriente d’Italia. Penso, soprattutto, ad altri gran maestri che hanno dovuto fronteggiare momenti difficili per la massoneria italiana. Inizia una triste e complessa vicenda che mi vedrà ancora convocato a Palazzo San Macuto il 18 gennaio del 2017, ma stavolta sentito come testimone da un vero tribunale dell’Inquisizione formato da una quarantina di parlamentari che il 22 dicembre del 2017 presenta ai giornalisti una relazione finale dove c’è di tutto e di più. In confronto a quelle audizioni sembra perfino cordiale un interrogatorio di tre ore a cui mi sottopone un signor magistrato che si vuole informare sugli stessi argomenti della Commissione parlamentare d’inchiesta.

Stefano Bisi