Si chiude con la semifinale della gara a squadre miste l’esperienza del judo italiano alle Olimpiadi di Parigi 2024. Un gruppo forte e pieno di talento, che torna a casa con la medaglia d’oro di Alice Bellandi, ma che ha combattuto al massimo dall’inizio alla fine. Forse le aspettative non sono state rispettate del tutto e gli appassionati pensavano di poter conquistare qualche metallo in più. Non sono mancate neanche le polemiche, soprattutto per la gestione arbitrale nei confronti di Odette Giuffrida, fermata a un passo dal bronzo. Quel che è certo però, è che dobbiamo essere orgogliosi di questi ragazzi, come sottolinea l’ex campione, medaglia d’oro a Sydney 2000, Pino Maddaloni, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tag24.

Medaglia di legno per l’Italia nel judo alle Olimpiadi 2024? Pino Maddaloni a Tag24

D: L’esperienza del judo a queste Olimpiadi di Parigi 2024 si chiude con il quarto posto della squadra mista. Sei deluso, ti aspettavi qualcosa di più, oppure sei comunque soddisfatto?

R: Sono contento e orgoglioso della prestazione dei nostri ragazzi. Mi hanno emozionato molto ed è stata una gara da brividi, anche se mi dispiace che alla fine non abbiamo portato a casa la medaglia. Non possiamo però parlare di delusione, perché credo che nel judo questo è un termine che non dovrebbe essere mai utilizzato. Parliamo di uno sport particolare e non a caso è stato inventato dai giapponesi. Basta un secondo, un dettaglio, e questo non vuol dire che l’hai preparata male o che l’altro sia stato più bravo. Può succedere, ed è così che va vissuta.

D: L’Italia è sicuramente una Nazionale con grande talento, ma hai la sensazione che si sia raccolto meno di quello che meritavamo?

R: Siamo quinti al mondo per quanto riguarda il medagliere del judo. Non credo si possa dire che abbiamo raccolto meno, ma la gara non ci ha scelto. Io l’ho sempre vista così, e questa volta non è girata bene. Il sorteggio non è andato a nostro favore e ci sono stati degli aneddoti di cui si è già discusso, ma non parlerei di delusione neanche in questo caso. Quando sposi il judo devi avere un’altra filosofia, io la vedo così. I nostri ragazzi hanno preparato al massimo queste Olimpiadi e non è certo una gara che può levargli la soddisfazione del percorso fatto.

La medaglia d’oro di Alice Bellandi

D: Una soddisfazione enorme è arrivata con l’oro di Alice Bellandi, un talento straordinario. Pensi che lei possa crescere ancora?

R: Un judoka può crescere sempre, a qualunque età. Pensa che c’è una tecnica, che si trova nell’esame del passaggio dalla cintura gialla a quella arancione, che io sono riuscito a proiettarla in gara per la prima volta, mandando a terra il mio avversario, a trent’anni. Alice ha un potenziale incredibile, e una comunicazione straordinaria. Nella sua prima intervista ha emozionato chi l’ha seguita e chi la seguirà, perché le sue parole resteranno nella storia. Ovviamente nella gara è stata bravissima, anche se pure nel suo caso il girone non era semplice.

D: Siamo stati sfortunati nei sorteggi?

R: Nel girone Alice ha dovuto incontrare la brasiliana, che aveva già tre medaglie olimpiche, ma non era testa di serie. Lei invece lo è, visto che è la numero uno, e i sorteggi sono stati incredibili. Ci ha detto male, non sono stati dei migliori ed anche per questo credo che si debba soltanto fare un grande applauso ai nostri ragazzi.

Odette Giuffrida

D: Ha sfiorato la medaglia Odette Giuffrida, e non sono mancate le polemiche arbitrali. Che ne pensi?

R: Si è parlato tanto dell’arbitro, ma per esperienza personale vi dico che quello a cui deve guardare un atleta e soprattutto la sua sensazione nell’arco di una gara. Chiaramente in allenamento, insieme al coach, si riguardano gli incontri e si valuta tutto a 360°, analizzando anche gli shido e le ammonizioni ricevute. Detto questo però, vorrei concentrarmi solo suo Odette, che è una leggenda, un esempio per tutti. Era la sua terza Olimpiade, sinonimo del fatto che ormai sulla cresta dell’onda da 13/14 anni. Anche stavolta si è confermata nei primi cinque e credo le vada fatto soltanto un applauso.

D: Credi che per lei questo fosse l’ultimo ballo?

R: Un atleta finisce di ballare quando lo decide lui. Credo che il risultato del judo sia il sorriso che hai quando sei sul tatami, e se sorridi, perché smettere?