Ancora polemiche e dolore che si somma a dolore, dopo più di quarant’anni. A innescare il tutto le parole quantomeno imprudenti di Federico Mollicone sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Frasi rilasciate in un’intervista al quotidiano La Stampa che gettano una discutibile ombra di revisionismo sulla matrice neofascista dell’attentato.

Contro di esse si leva il coro di protesta da parte delle opposizioni, con il Partito democratico in prima linea che chiama in causa direttamente Giorgia Meloni, chiedendo la cacciata di Mollicone dal partito e dalla presidenza della commissione Cultura.

Strage di Bologna, cosa ha detto Mollicone? Il Pd chiede a Meloni di cacciarlo da FdI

Le parole di Mollicone arrivano oggi, a soli due giorni dalle commemorazioni per la strage di Bologna e nel giorno in cui si ricorda un’altra strage, quella del treno Italicus, avvenuta il 4 agosto 1974. Parole che destano sconcerto nell’opposizione e nel Partito democratico, dal quale in molti hanno espresso preoccupazione, sdegno e rabbia per quella che viene giudicata una vera e propria distorsione della verità.

Una verità che vede nell’estrema destra neofascista degli anni Settanta, con la copertura di apparati deviati dello Stato e il finanziamento della P2 di Licio Gelli, la responsabile della strage che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Una verità storica che oggi, con l’ergastolo a Paolo Bellini, viene trascritta anche in una sentenza giudiziaria.

Proprio contro di essa si scaglia, però, Mollicone, che accusa i giudici di aver fatto di Bellini la “vittima di un teorema che l’intero processo aveva lo scopo di “accreditare“. E qual è questo teorema per il presidente della commissione Cultura? Quello della strategia della tensione messa in atto da Usa, P2, neofascismo e Msi per destabilizzare la democrazia in Italia che lui, ovviamente, rifiuta.

Il deputato di FdI dice di avere le prove di quanto afferma (verrebbe da chiedere perché non presentarle prima, dopo 44 anni di misteri…) e che chiederà su questo un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Nordio.

Immediata, contro le dichiarazioni di Mollicone, la durissima reazione del Pd, a partire dalla segretaria Elly Schlein che parla di tentativo di “riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze” e si chiede cosa aspetti Giorgia Meloni “a prendere le distanze dalle gravissime parole di Mollicone.

Ancora più netta la presa di posizione di Stefano Bonaccini, per il quale Mollicone “ribalta la storia e sovverte i fatti“. Il presidente del Pd definisce uno schiaffo” la presenza dell’esponente FdI nel Parlamento italiano e sempre alla Meloni chiede la sua cacciata da Fratelli d’Italia e dalla presidenza della commissione Cultura.

Faccia pulizia se ne è capace” dichiara, poi, Sandra Zampa, senatrice del Pd, rivolgendosi ancora alla presidente del Consiglio. Zampa definisce “vergognose” le affermazioni di Mollicone e chiede alla Meloni di fare chiarezza su quale sia effettivamente il “clima” nel suo partito in merito alla terribile storia delle stragi che hanno insanguinato l’Italia.

M5S e Avs: “Fratelli d’Italia non ha tagliato il cordone ombelicale con il neofascismo”

Toni altrettanto forti sono quelli che caratterizzano le dichiarazioni ufficiali degli altri partiti di opposizione.

Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra definisce l’intervista di Mollicone un insulto che colpisce le vittime delle stragi ma anche la magistratura e la verità storica. Insulto per il quale, continua il leader di Sinistra italiana, il deputato di FdI dovrebbe essere rimosso dalla presidenza della commissione Cultura.

Soprattutto, per Fratoianni le parole di Mollicone chiariscono una volta per tutte l’ambiguità da sempre presente nel partito della premier verso la stagione delle stragi neofasciste. Un cordone ombelicale” con il neofascismo denunciato anche da una nota firmata dai parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione Antimafia Stefania Ascari, Francesco Castiello, Federico Cafiero De Raho, Michele Gubitosa, Luigi Nave e Roberto Scarpinato.

Un legame che, ricorda il comunicato pentastellato, venne ribadito nella dichiarazione di voto con cui Scarpinato negò la fiducia al governo Meloni il 25 ottobre 2022. Una continuità con quella stagione giudicata incompatibile con i valori della Costituzione antifascista, che le frasi di Mollicone non hanno fatto altro che confermare.