Una serie di attacchi ha provocato la morte di due leader militanti di Hamas e Hezbollah. La morte di queste due figure anti-israeliane rischia di scatenare ulteriori scontri in Medio Oriente. Gli equilibri nella regione sono già precari mentre la guerra nella Striscia di Gaza si avvicina al primo anniversario. Gli attori occidentali, invece, ribadiscono il loro appello alla de-escalation.
Cosa sta succedendo in Medio Oriente dopo la morte del leader di Hamas?
Due attacchi avvenuti in meno di 24 ore hanno aumentato il rischio di un ulteriore escalation in Medio Oriente e potrebbero compromettere i colloqui per cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Martedì 30 luglio, il comandante del gruppo paramilitare libanese Hezbollah, Fouad Shukur, è stato ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo di Beirut. A distanza di poche ore, il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato ucciso nella sua residenza a Teheran. Haniyeh si trovava nella capitale iraniana per la cerimonia dell’insediamento del presidente Masoud Pezeshkian.
Dopo lo scoppio della guerra a Gaza lo scorso ottobre, Hezbollah e Israele hanno continuato a scambiarsi attacchi a vicenda, in un conflitto piuttosto contenuto. A pagare il prezzo sono stati principalmente i civili libanesi. Nella guerra in corso della Striscia di Gaza, il bilancio dei morti ha superato questa settimana le 34.500 mila vittime palestinesi.. Secondo i dati dell’agenzia umanitaria dell’Onu, Ocha, circa il 90 per cento della popolazione della Striscia di Gaza è stata sfollata almeno una volta dal 7 ottobre.
Escalation nella regione
Nel periodo successivo agli attacchi, Israele sta affrontando minacce da più fronti. Le attuali dinamiche sollevano preoccupazioni su una possibile guerra regionale che potrebbe coinvolgere i paesi vicini, come Siria e Libano.
Dopo la morte di Haniyeh, il leader supremo dell’Iran, Ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che vendicare l’uccisione di Haniyeh è “un dovere di Teheran” dato che l’attacco è avvenuto nel suolo iraniano. L’Iran sostiene, infatti, Hamas, Hezbollah ed altri gruppi militanti operativi nella regione.
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha affermato:
Israele non è interessata ad una guerra totale. Faremo del male con grande forza a chiunque ci faccia del male.
I funzionari iraniani continuano ad intensificare la retorica sulla ritorsione contro Israele. Venerdì 2 agosto, durante una trasmissione televisiva, un conduttore della televisione di stato iraniana ha accresciuto le preoccupazioni con la sua dichiarazione:
Nelle prossime ore, il mondo assisterà a scene straordinarie e sviluppi significativi.
La posizione dell’Occidente
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha invitato le parti ad evitare azioni che possano provocare ulteriori escalation. Anche l’Italia sostiene questa posizione. Per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, infatti, “è importante che la nuova amministrazione guidata dal presidente Pezeshkian e tutte le istituzioni iraniane procedano sul percorso di confronto con l’Europa e con tutti i paesi della regione. L’Italia sarà sempre pronta a impegnarsi in ogni attività di politica e diplomazia”.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sembra essere in disaccordo con la linea dell’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden, che cerca di calmare le tensioni nella regione.
Le compagnie aeree sospendono i voli per Israele e Libano
Diverse compagnie aeree in tutto il mondo, tra cui ITA Airways, KLM, British Airways, Swiss, Lufthansa, United Airlines, Delta Airlines, Singapore Airlines e Air India, hanno annunciato la cancellazione di voli a causa dei recenti sviluppi in Medio Oriente.
I paesi chiedono ai cittadini di lasciare il Libano
Alcuni paesi, tra cui Italia, Stati Uniti e Germania, hanno invitato i loro cittadini a lasciare il Libano a causa dell’escalation del conflitto tra Israele e Hezbollah. Questi paesi si uniscono al Regno Unito e alla Francia, che avevano già emesso avvisi di viaggio chiedendo ai propri cittadini di evitare il Libano e di abbandonarlo dopo l’attacco missilistico alla città drusa di Majdal Shams, sulle alture del Golan dello scorso sabato.