Moria di pesci, terra secca dove dovrebbe esserci acqua in abbondanza. È uno scenario drammatico quello che si trovano di fronte i visitatori del lago Trasimeno, con la siccità che ha ridotto in condizioni penose il più grande lago degli Appennini.
Una crisi prodotta dal cambiamento climatico che i cittadini dei paesi circostanti attribuiscono, però, anche a una certa ‘pigrizia’ della politica, che non interviene mettendo in atto le soluzioni che potrebbero cambiare la situazione.
E, intanto, il turismo nella zona, motore principale dell’economia locale, rischia di morire.
Siccità, sul lago Trasimeno situazione gravissima: acqua un metro e mezzo sotto il livello minimo
L’acqua del lago ha raggiunto un livello mai visto prima, scendendo a un metro e mezzo sotto quello minimo. Pochissima acqua che comporta problemi all’attracco delle barche più grandi, impossibilitate a entrare nelle darsene dei luoghi turistici della zona, da Isola Maggiore a Tuoro fino a a Castiglion del Lago.
Ma significa anche temperatura dell’acqua più calda, prossima ai trenta gradi, e la conseguente morte dei pesci che abitano lo specchio d’acqua del Trasimeno. Sono molti, infatti, quelli che affiorano sul ‘pelo’ dell’acqua, ripresi dall’inviato di TAG24 Michele Lilla.
Uno spettacolo triste e spaventoso, che rende chiarissima l’idea dell’emergenza che caratterizza il lago dell’Umbria. La siccità dovuta al cambiamento climatico non è, purtroppo una novità. Lo sanno bene in Sicilia, dove periodicamente vengono attuati piani per il razionamento dell’acqua. Ma per i cittadini della zona le responsabilità cadono anche su una politica che non sembra intenzionata ad agire per risolvere il problema.
Lo dice chiaramente un abitante di Tuoro sul Trasimeno, in provincia di Perugia, sottolineando che il lago “esiste da due milioni di anni e che non si riesca a regolarlo con i mezzi oggi a disposizione è ridicolo“.
Una politica incapace di agire per tempo sui problemi, in attesa dell’emergenza. “Per poi spendere di più“, aggiunge con un filo di polemica. Intervistato da Michele Lilla, l’uomo chiede che si faccia in fretta, rimarcando il problema principale che la situazione del lago porta con sé: le ricadute sul turismo.
La zona intorno al lago Trasimeno, per anni una delle più appetibili a livello turistico in Italia, è, infatti, molto frequentata da visitatori da ogni parte d’Europa e del mondo. Turismo che, spiega l’intervistato, ha sostituito l’industria come “base fondamentale dell’economia” del territorio. “Un lago che scompare o si ritira non ha alcun senso“, conclude con evidente amarezza.
Le possibili soluzioni: dai dragaggi ai canali fino alla diga del Monte Doglio
Un immobilismo della politica dovuto al fatto che nessuno – né i vari sindaci dei paesi del territorio, né la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei – intende assumersi la responsabilità dei vari interventi necessari. Secondo la cittadinanza, l’obiettivo implicito di questo atteggiamento sarebbe l’arrivo di un commissario che si facesse carico del problema.
E pensare che le soluzioni per provare a risolvere la situazione ci sarebbero.
Per un altro abitante della zona, ad esempio, si potrebbe attingere dall’acqua in eccesso della diga di Montedoglio per alzare di diversi centimetri il livello del lago che “tornerebbe così al suo livello normale nel giro di qualche anno“. Una soluzione ostacolata da alcuni “problemi di incompatibilità delle acque” dei due bacini che, però, il cittadino giudica “fuori dal mondo, trattandosi di acqua piovana“.
Altra cosa che si potrebbe fare è dragare i torrenti e i canali che sfociano sul lago, ripulendoli dai detriti che fermano il corso dell’acqua. O, infine, sviluppare nuovi canali che permettano di condurre fino al Trasimeno l’acqua delle alluvioni che colpiscono le zone circostanti. In questo modo quei territori sarebbero anche protetti dalle bombe d’acqua.