Il judo italiano ci era andato vicino spesso alla medaglia in queste Olimpiadi, salvo poi trovarsi con un pugno di mosche in mano e tanto da recriminare. Ieri però le aspettative non sono state deluse e Alice Bellandi si è messa al collo la medaglia d’oro. Un traguardo straordinario, che la numero uno al mondo, in questa categoria, non si poetava lasciar sfuggire. Ce l’ha messa tutta contro l’atleta israeliana Inbar Lanir e alla fine ha trionfato in maniera strameritata. Una prestazione magistrale che ha regalato finamente un oro anche nel judo, grazie ad Alice Bellandi, in queste Olimpiadi di Parigi 2024. Per commentare il risultato, l’ex judoka Marco Maddaloni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Si tinge d’oro il judo, con Alice Bellandi a Parigi 2024: Maddaloni commenta a Tag24

D: Finalmente ieri il judo ha conquistato la sua prima medaglia d’oro, grazie ad Alice Bellandi, in queste Olimpiadi di Parigi 2024. È un risultato che ti aspettavi?

R: Assolutamente sì, perché stiamo parlando della numero uno al mondo e sarebbe stato da profani non aspettarsi un grande risultato da parte sua. È ovvio che la medaglia d’oro si gioca tutta in un giorno e che ogni atleta ci deve arrivare al massimo. Ci sono tanti aspetti importanti da tenere in considerazione, e soprattutto bisogna fare in modo di non far prevalere la tensione, soprattutto in un palcoscenico importante come le Olimpiadi. Il palazzetto di Parigi era strapieno e combattere davanti a 30.000 persone non capita tutti i giorni. Queste potevano essere le varianti che rischiavano di impensierire Alice, ma da come abbiamo visto è partita subito alla grande contro l’israeliana che è stata per tre volte consecutive medaglia olimpica. Da 12 anni dettava legge in questa categoria, ma Alice le ha fatto subito capire che la giornata era la sua.

D: Soprattutto in questa Olimpiade abbiamo visto che la pressione può giocare davvero brutti scherzi. Quanto è importante riuscire a gestire la tensione al massimo?

R: Direi che è determinante, ma la tensione fa parte del gioco. Quanti sono i calciatori che sbagliano i calci di rigore, quando magari in allenamento non accade mai? La verità è che arrivare meglio sia dal punto di vista fisico, che mentale, fa la differenza e questo è un fattore importantissimo. Devo però spezzare una lancia nei confronti dello sport che più amo, che è il judo. È uno sport in cui si lavora molto sulla testa e sulla psicologia, sul non mollare mai, sul provarci sempre, basiamo tutta la nostra vita. Credo che prima di arrivarci, Alice la gara di ieri l’aveva già immaginata mille volte. Questo è il motivo per cui ci è arrivata così bene.

D: Alice ha 25 anni e un futuro ancora tutto da scrivere? 

R: Il futuro è suo, assolutamente nelle sue mani. Può crescere ancora perché parliamo di una ragazza che non si accontenta e non si adagia sugli allori. È seguita da un allenatore come Antonio Ciano, che è uno che ha grande fame e voglia di maturare, passo dopo passo, arrivando sempre più in alto. Credo che insieme siano davvero una bella squadra. 

Gli altri risultati

D: La medaglia d’oro è arrivata, ma che aspettative hai nei confronti di ciò che può ancora succedere in questi giorni?

R: Purtroppo il grosso ce lo siamo già giocati, ma domani ci sarà ancora la gara mista. Credo che l’Italia possa fare bene. Ci siamo presentati a questa Olimpiade con una grande squadra, ma purtroppo abbiamo raccolto molto di meno di quello che meritavamo. Lo sport è bello anche per questo, perché non c’è nulla di scritto e di scontato e va sempre tutto dimostrato passo dopo passo. Mi auguro che i ragazzi che hanno fallito la medaglia, domani possano avere la giusta voglia di riscattarsi e fare un grande gioco di squadra, per portare a casa una medaglia olimpica.

D: Grosso dispiacere per quel che riguarda la gestione arbitrale del match di Odette Giuffrida. Ormai è passato qualche giorno, ma c’è ancora rammarico?

R: Il rammarico resta sicuramente, perché quando esci da un Olimpiade senza mettere la schiena a terra, né il sedere, fai fatica ad accettarlo. Parliamo di due incontri che sono stati gestiti in maniera davvero discutibile, ma la cosa su cui mi voglio focalizzare è sul modo in cui lei ha reagito. Credo che sia la strada giusta e che sia un grosso insegnamento da dare a tutti i ragazzi a casa. Lei è scesa con la medaglia di legno al collo, pur sapendo che avrebbe potuto scrivere la storia italiana con la terza medaglia olimpica e nonostante tutto ha avuto la lucidità di rispondere da campionessa. Sapeva di non meritare quel posto, ma non ha giudicato l’arbitro, perché non le compete. Lei ha solo pensato a combattere e ad allenarsi e da ciò che ha fatto meravigliosamente in tutta la sua carriera.