Dati preoccupanti, violenza e risse organizzate da minori e maranza a Muggia, vicino Trieste. Gli abitanti sono sempre più allarmati. Centinaia di adolescenti, (sia ragazzi ragazzi che ragazze) fino al 31 luglio 2024, si sono incontrati tramite chat per dare luogo a combattimenti in edifici abbandonati, spiagge e parchi, con tanto di pubblico di giovanissimi pronto a pagare per poter vedere gli scontri, filmare con il cellulare e aprire dirette su TikTok e Instagram.

Il sindaco di Muggia, Paolo Polidori, ha richiesto misure urgenti nel corso di un Comitato per la sicurezza riunito in prefettura proprio a Trieste. Le risse sono solo la goccia in un oceano, considerando una serie di atti vandalici, caos e tensioni che si verificano quasi ogni pomeriggio tra la stazione degli autobus e il lungomare della cittadina.

Tag24.it ha consultato la psicologa giuridica e forense Laura Volpini per commentare la situazione e rispondere ad alcuni interrogativi impossibili da ignorare di fronte a contesti del genere. Secondo il quotidiano il Piccolo, sono ben 500 i giovani identificati coinvolti nelle risse.

Trieste, a Muggia risse a pagamento tra minori da fight club: registravano tutto su TikTok

La mattina del primo agosto, girando su TikTok, Instagram e X, i video delle risse non sono risultati disponibili. Secondo Laura Volpini, è probabile che la polizia postale abbia già provveduto alla loro eliminazione:

“E’ possibile  che la polizia postale abbia già eliminato tutto,” ha dichiarato la psicologa, mettendo in luce quanto sia clamoroso il caso. “È una notizia abbastanza sorprendente, mi sembra di capire che è la prima volta che siamo di fronte a una cosa del genere e peraltro con un numero così rilevante di minori coinvolti.”

Ma perché si è verificato un fenomeno del genere? La psicologa ha spiegato come in questo caso, i giovani cerchino di affermare la propria identità attraverso il confronto violento e la mercificazione:

“Sembra proprio una teatralizzazione dei bisogni inappagati degli adolescenti di oggi, che sono:

la sfida all’identità attraverso il confronto , ma in questo caso, ciò viene fatto attraverso la violenza  e la mercificazione.. Pare essere l’esemplificazione dei problemi che hanno oggi i giovani. Ovvero mancano  spazi simbolici e reali dove i ragazzi possano esprimere un’identità prosociale. La violenza ha anche un valore di  messaggio verso il gruppo dei pari’. 

Gli adolescenti coinvolti nelle risse provengono principalmente da Trieste, arrivando a Muggia in autobus per trascorrere le giornate al mare, orfani del lungomare di Barcola in ristrutturazione dopo le mareggiate autunnali.

Questo certamente non giustifica i comportamenti di questi adolescenti, ma richiama l’importanza di spazi fisici e simbolici per il comportamento prosociale.

Ragazzi e ragazze coinvolti negli scontri: non ci sono più differenze

“Un altro aspetto preoccupante di questo caso è l’elevato numero di ragazze coinvolte, in una sorta di livellamento anche nella devianza, fra i generi”,

ha commentato Volpini.

“Volendo parlare di rappresentazioni sociali, le ragazze crescono tradizionalmente per essere allenate anche più dei ragazzi alle relazioni interpersonali, sociali e affettive.

Non abbiamo più bambini che giocano con i soldatini e bambine che giocano con le bambole. Ora tutti  giocano con i videogiochi.”

Questo sarebbe indicativo, secondo quanto ha spiegato la psicologa:

“vengono imbambolati già da molto piccoli con i videocartoni  fatti di storie totalmente inaffettive, che inevitabilmente influenzano gli adolescenti.”

Cosa succederà ai minori: gli scenari possibili sulle conseguenze legali

Quanto alle conseguenze legali per i minori coinvolti, Volpini spiega che molto dipenderà dai capi di imputazione. Il processo penale minorile prevede: le prescrizioni, la permanenza in casa, l’aggiornamento in comunità o la custodia cautelare in carcere. 

“Questi minori sono 500 e bisognerà determinare ciascuna responsabilità personale. Probabilmente l’indagine non andava avanti da molto, considerando che si tratta di minori .

E’ probabile che ci siano dei leader che hanno ideato e organizzato tutto. Siccome sono 500, non ci saranno misure uguali per tutti. Il carcere dovrebbe essere comunque residuale, rappresentato dall’istituto penale minorile. Si possono prevedere diverse misure, come prescrizioni che vietano di andare in certi luoghi o obbligano a tornare a casa ad una certa ora. 

Le prescrizioni, ora che siamo in periodo estivo, possono includere l’obbligo di andare a scuola e svolgere altre attività educative e prosociali. La permanenza in casa, anche, che è una forma di arresto domiciliare. L’affidamento in una comunità per minori è previsto quando la famiglia non può essere un vero ausilio alla giustizia, diventando un punto di riferimento.

Cosa devono fare i genitori? I consigli della dottoressa

Ascoltare i figli significa comprendere il loro mondo interno, monitorare il loro comportamento, senza essere eccessivamente invadenti e offrire occasioni di condivisione e socializzazione. Lo ha spiegato così la dottoressa Volpini, offrendo consigli utili a genitori che vorrebbero prevenire situazioni come quella di Trieste:

“Il consiglio per i genitori dei minorenni è di mettersi in ascolto dei propri figli. Questo non significa solo fare domande, ma comprendere i bisogni e le preoccupazioni del figlio e le sue relazioni. Con i social, questo diventa complicato. Se questo evento si fosse verificato 20 anni fa, i genitori avrebbero saputo chi frequentava il figlio.
Ora, con chat, non e’ più così. Ascoltare i propri figli significa dedicare tempo e offrire occasioni di condivisione, svago e socializzazione insieme, anche con altre famiglie o minori.
Se i figli sono abbastanza grandi, bisogna monitorarli il più possibile, non tanto con il controllo, ma rappresentando per loro, un punto di riferimento, con cui possano confrontare le idee del gruppo con quelle dei genitori.
Se un genitore riesce a dialogare con il figlio, nel senso che questo racconta le proprie esperienze senza sentirsi giudicato, si fa già prevenzione. Se invece il ragazzo è chiuso, diventa più rischioso perché non considera i genitori una fonte di confronto.
Lo stile autoritario può funzionare per la chiarezza delle regole. Lo stile lassista è il peggiore, perché manca coerenza nelle regole e i ragazzi non vedono i genitori come fonti autorevoli.
Lo stile autorevole non ha bisogno di regole esplicite perché il figlio le ha interiorizzate grazie al lavoro fatto dai genitori durante l’infanzia. Questo stile ideale permette un migliore monitoring del comportamento.”

Con la dottoressa Paola Campanaro, invece, abbiamo scoperto perché i giovani di oggi sono sempre più violenti.