Oggi, primo agosto 2024, alla Camera dei Deputati, è accaduta una cosa non molto frequente: è stata presentata una proposta di legge bipartisan firmata da tutti i partiti tranne che da Fratelli d’Italia, Lega e Movimento Cinque Stelle. La proposta è stata avanzata dai deputati Benedetto Della Vedova (Più Europa), Riccardo Magi (Più Europa), Giorgio Mulè (Forza Italia), Deborah Serracchiani (Pd), Roberto Giachetti 8Italia Viva), Enrico Costa (Azione), Angelo Bonelli (Europa Verde), Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Lia Quartapelle (Pd), Maria Elena Boschi (Italia Viva), Mara Carfagna (Azione), Pietro Pittalis (Forza Italia), Marianna Madia (Pd), Federico Gianassi (Pd), Alesssandro Colucci (Noi con l’Italia) e Filiberto Zaratti (Europa Verde). Essa si chiama significativamente “Sciascia-Tortora”, dal nome dello scrittore siciliano e di quello del conduttore televisivo vittima di uno degli errori giudiziari più gravi e famosi della storia repubblicana italiana, e mira a sensibilizzare coloro i quali affrontano il tirocinio per diventare magistrati al tema del carcere. “E’ giusto che chi avrà il potere di togliere la libertà a un uomo sappia le condizioni a cui lo condanna, in che condizioni sono i nostri penitenziari”.
Che cos’è la proposta di legge Sciascia-Tortora col tirocinio in carcere per i futuri magistrati
La proposta di legge “Sciascia-Tortora”, ora che tanto si dibatte anche della situazione delle carceri, si articola su due punti. Il primo, si legge in una nota, “prevede che l’attività formativa obbligatoria preliminare e successiva al concorso per magistrato ordinario verta anche sulla materia del diritto penitenziario e sulla letteratura dedicata al ruolo della giustizia quale strumento di garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali, della dignità umana e del rispetto reciproco tra persone, nonché alle distorsioni dei principi dello Stato di diritto che possono derivare dalle deviazioni del sistema giudiziario”.
Il secondo punto della proposta di legge Sciascia-Tortora, invece, prevede “che i magistrati ordinari in tirocinio svolgano un periodo di quindici giorni di esperienza formativa in carcere anche approfondendo le tecniche di mediazione dei conflitti e le esperienze di misure alternative“
Il senso delle due proposte
I parlamentari firmatari della proposta di legge spiegano che “il senso della prima proposta è nella necessità di arricchire il quadro della formazione della magistratura con esperienze culturali e umane che aiutino i futuri magistrati ad adottare un approccio anche filosofico e umanistico alla delicatissima funzione che si accingono ad esercitare”.
Per quanto riguarda invece i quindici giorni di tirocinio in carcere, i promotori della legge Sciascia-Tortora sottolineano “la necessità di effettuare un’esperienza significativa della vita in carcere per accostare l’umana sofferenza che accompagna la restrizione della libertà personale e per una diretta partecipazione della condizione in cui versano le persone detenute e il sistema carcerario, introdurrà un arricchimento del bagaglio di consapevolezza e conoscenza dirette cui il magistrato potrà fruttuosamente attingere nel corso del suo magistero”.
Il lascito di Leonardo Sciascia
Del resto, Sciascia, nel suo scritto “A futura memoria” del 1988, ebbe a scrivere:
“Un rimedio, paradossale quanto si vuole, sarebbe quello di far fare a ogni magistrato, una volta superate le prove d’esame e vinto il concorso, almeno tre giorni di carcere tra i comuni detenuti. Sarebbe indelebile esperienza, da suscitare acuta riflessione e doloroso rovello ogni volta che si sta per firmare un mandato di cattura o per stilare una sentenza”