Sono scoppiate le proteste in Venezuela in seguito all’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali del 28 luglio. Il Consiglio elettorale ha annunciato la vittoria del presidente Nicholas Maduro senza mettere a disposizione i verbali. Tra le polemiche sulla trasparenza del risultato, i venezuelani sono scesi in strada per denunciare brogli elettorali. Mentre le città sono blindate continuano le mobilitazioni. Ecco la situazione oggi nel paese.
Proteste contro Maduro: la situazione oggi in Venezuela
Nicholas Maduro è salito al potere dopo la morte di Hugo Chavez e il Consiglio elettorale ha annunciato la sua terza vittoria consecutiva alle elezioni del 28 luglio. Con questa vittoria Maduro resterà al potere per altri sei anni. Dopo l’annuncio del risultato i venezuelani sono scesi in strada per protestare. I manifestanti denunciano una frode elettorale e chiedono la pubblicazione dei conteggi dei voti a livello delle circoscrizioni locali.
A partire da domenica 28 luglio sono state arrestate oltre 1200 persone e 11 hanno perso la vita. La situazione non sembra che possa calmarsi in breve tempo.
L’opposizione, dopo anni di divisioni e boicottaggi delle elezioni, si era unita per il voto di domenica. La leader del blocco unito, Maria Corina Machado, è stata esclusa dalle elezioni. Nonostante le difficoltà, le forze dell’opposizione hanno sostenuto Edmundo Gonzalez Urrutia come candidato alla presidenza. Il presidente Maduro ha inasprito i toni anche contro gli esponenti dell’opposizione:
Queste persone devono essere dietro le sbarre, ci deve essere giustizia in Venezuela. Non può esserci un nuovo Leopoldo Lopez (ex prigioniero politico e leader in esilio) o un Juan Guaidó (proclamatosi ex presidente pro tempore).
Maduro ha dichiarato che “non esiterò a invocare una nuova rivoluzione se costretto dall’imperialismo nordamericano e dai criminali fascisti”. Poche ore dopo il discorso di Maduro, Machado ha lanciato un appello alla mobilitazione.
Usa: “È inconfutabile che Edmundo Gonzalez abbia vinto le elezioni”
L’amministrazione Biden chiede alle autorità venezuelane di pubblicare la documentazione relativa alle elezioni. Ieri, 31 luglio, il sottosegretario di Stato americano, Brian Nichols, ha dichiarato apertamente che Gonzalez ha ottenuto una “schiacciante vittoria elettorale”. Nichols ha fatto queste dichiarazioni durante un incontro con l’Organizzazione degli stati americani.
Con le prove inconfutabili basate sugli atti, tutti possono vedere che è chiaro che Edmundo González Urrutia ha sconfitto Nicolas Maduro per milioni di voti. Questa non è una proiezione.
Il conteggio dei voti dovrebbe essere pubblicato ufficialmente entro tre giorni dalle elezioni, ma l’amministrazione di Maduro non ha ancora reso noti i risultati.
Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di imporre nuove sanzioni al Venezuela. Il paese è già stato colpito da sanzioni economiche e petrolifere dal 2017 a causa di accuse di corruzione, violazioni dei diritti umani e traffico di droga.
L’Oas chiederà l’arresto di Maduro alla Cpi
Il segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro, ha annunciato che chiederà alla Corte Penale Internazionale di emettere un mandato di arresto contro il presidente Maduro per il “bagno di sangue” provocato in Venezuela.
Maduro ha promesso un bagno di sangue, e noi siamo rimasti indignati nel sentirlo, e ancora più indignati ora che lo sta facendo. C’è premeditazione, tradimento, impulso brutale, ferocia, vantaggio superiore. È tempo di presentare accuse e un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale contro i principali autori, incluso Maduro. È tempo di giustizia.
Maduro prometió un baño de sangre, y nos indignó oírlo y más nos indigna ahora que lo está haciendo. Hay premeditación, alevosía, impulso brutal ferocidad, ventaja superior. Es el momento de presentar cargos de imputación y orden de captura por parte de la Corte Penal… pic.twitter.com/lUrq3KWDE1
— Luis Almagro (@Almagro_OEA2015) August 1, 2024
Il Cile si prepara ad una nuova ondata migratoria
Il governo di Gabriel Boric ha lanciato un piano d’azione per affrontare una possibile ondata migratoria dal Venezuela. Nonostante i due paesi non siano confinanti, oltre 700mila venezuelani risiedono attualmente in Cile. Il piano prevede il rafforzamento della frontiera settentrionale del paese.