Sei persone indagate per violenza sessuale e rapina aggravata in concorso: tra loro, un parroco e un frate. Ecco chi sono don Domenico ‘Mimmo’ Silvestro e padre Nicola Gildi, i due religiosi coinvolti in una torbida vicenda che ha al centro la basilica di Sant’Antonio ad Afragola, in provincia di Napoli.

L’indagine è partita ad aprile di quest’anno dopo la denuncia di due uomini, vittime di una rapina ‘anomala’ durante la quale due soggetti incappucciati, armati di mazze e coltello, si erano impossessati dello smartphone del primo, tentando di rubare anche il telefonino del secondo.

Un modo, hanno appurato le successive indagini, per far sparire immagini e chat compromettenti. Ricatti e abusi sessuali nei confronti dei due ragazzi, entrambi maggiorenni, sono così venuti alla luce, portando all’arresto dei sei indagati.

Chi sono don Domenico Silvestro e padre Nicola Gildi, accusati di violenza sessuale: gli abusi ad Afragola, in provincia di Napoli

Don Domenico Silvestro è il parroco della Basilica Pontificia di Sant’Antonio da Padova di Afragola. Mentre padre Nicola Gildi, 55 anni, è un frate attualmente in servizio presso il Convento di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte Matese, in provincia di Caserta. All’epoca dei fatti si trovava ad Afragola.

I due prelati sono stati arrestati, insieme ad altre quattro persone, nelle prime ore del mattino di oggi, 1 agosto 2024. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip di Napoli nord Caterina Anna Arpino.

I due sono accusati delle violenze sessuali nei confronti delle due vittime della rapina che sarebbe stata commissionata da Gildi, con l’obiettivo di eliminare le prove degli abusi. Quest’ultimo è quindi anche accusato di rapina aggravata.

Il racconto della rapina

Secondo quanto riferito dai due ragazzi, residenti ad Afragola, lo scorso 26 aprile due persone avevano fatto irruzione nella loro abitazione sfondando la porta di ingresso.

I malviventi avevano però rubato solo un telefono cellulare, tentando di impossessarsi anche dell’altro, per poi fuggire. L’inchiesta, anche tramite l’utilizzo di strumenti tecnici, ha permesso di identificare in poco tempo non solo gli autori della rapina, ma anche i mandanti e il movente.

Le stesse vittime avevano legato il furto subito a pregressi rapporti con alcuni frati e ad abusi sessuali subiti in alcuni monasteri, in cui avevano svolto alcune attività lavorative.

Grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza, alle intercettazioni telefoniche e al successivo riconoscimento dei ladri, è stato possibile ricostruire, tassello dopo tassello, l’intera vicenda.

I ricatti e il timore di essere denunciati

Proprio dalle intercettazioni è emerso il movente della rapina. Ossia sottrarre i telefonini, contenenti chat e immagini a sfondo sessuale, che avrebbero potuto creare non pochi problemi ai religiosi.

Nel corso delle indagini gli inquirenti sono venuti in possesso anche di una lettera, redatta dagli avvocati delle vittime della rapina, e diretta ai frati superiori.

Nella missiva i due uomini, oltre a sollecitare il pagamento delle prestazioni lavorative nei monasteri, facevano riferimento ai rapporti sessuali subiti in cambio di assistenza di carattere sociale (come cibo e abiti) e lavorativa, promesse dai religiosi.

La paura di una denuncia, supportata dal materiale contenuto nei telefonini, avrebbero così portato il frate all’idea della rapina. In seguito alla quale è stato scoperchiato un vero e proprio ‘vaso di Pandora’.

Organizzati anche incontri sessuali di gruppo

Dalle carte sull’inchiesta è emerso che il parroco e il frate arrestati, tramite le app ‘Ciao Amigos’ e ‘Tinder’, organizzavano anche incontri sessuali di gruppo. I frati

mediante minaccia consistita nel prospettare il licenziamento e comunque il mancato sostegno ed assistenza economica fino ad allora assicurati, costringevano le vittime a subire atti sessuali, abusando delle condizioni di qualità di ministri del culto cattolico

scrive il gip sul provvedimento, come riferito da AGI ha visionato. Agli atti dell’indagine c’è un messaggio che il frate Gildi ha inviato, lo scorso 8 aprile, all’imprenditore G. C. per risolvere il ‘problema’ delle loro abitudini sessuali.

Don Silvestro sospeso dall’arcivescovo di Napoli

Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha annunciato di aver sospeso don Domenico Silvestro dal suo ruolo di parroco.

Il dispiacere e la tristezza non sono causate soltanto dall’apprendere delle infelici vicende in cui i due frati sono implicati, ma dallo smarrimento e dal turbamento che tale notizia provocherà nel cuore dei fedeli della Parrocchia. Invito tutti ad avere fiducia nella magistratura

ha dichiarato.

Una brutta storia di abusi sessuali, questa volta ai danni di una ragazzina di appena 11 anni e con disabilità, è avvenuta lo scorso febbraio a Castellammare di Stabia, sempre in provincia di Napoli. A finire in manette un uomo di 64 anni.