Un segnale chiarissimo e inequivocabile mandato dai cittadini al governo Meloni. In questo modo Giuseppe Conte interpreta le oltre 300mila firme raccolte in pochi giorni dal referendum abrogativo contro l’autonomia differenziata.
Un segnale anche per il campo largo che mira a spodestare il governo Meloni. Proprio contro la premier e le sue posizioni considerate restrittive della libertà d’informazione, il presidente del Movimento 5 Stelle annuncia un’iniziativa che ha come bersaglio proprio Tele Meloni…
Referendum sull’autonomia differenziata, la piattaforma online fa felice Conte: “Metteremo in difficoltà il governo Meloni”
L’apertura della piattaforma per la raccolta online delle firme prometteva di dare una spinta in avanti al referendum abrogativo sulla riforma voluta dal governo ma, forse, in pochi si aspettavano un simile risultato. Sta di fatto che sono più di 300mila quelle raccolte, che avvicinano e di molto la soglia delle 500mila necessarie per la richiesta del referendum.
Accantonati per qualche ora i dissidi interni con il fondatore del M5s Beppe Grillo, il leader pentastellato si presenta visibilmente soddisfatto dai cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Lorenzo Brancati, per questo risultato. A margine del ‘Italia Green Film Festival’ di oggi, 30 luglio 2024, Conte sottolinea come i cittadini vogliano “coesione sociale” e non “un’Italia frammentata“, nel nome di un Paese che sia in grado di garantire a tutti, a prescindere dalla regione di provenienza, le stesse opportunità.
Una riforma, quella sull’autonomia, che il presidente Cinquestelle definisce “scellerata“, concludendo con la convinzione di poter mettere “veramente in difficoltà il governo” che l’ha voluta.
Su Tele Meloni annuncia battaglia: “Dobbiamo buttare fuori i partiti dalla Rai”
Un successo che Conte e le altre forze di opposizione puntano a capitalizzare quanto prima, attraverso una ritrovata compattezza nel campo largo che lascia ben sperare per i prossimi appuntamenti elettorali.
Intanto, però, gli permette di passare all’attacco su alcuni ‘nervi scoperti’ dell’esecutivo, a partire dalla relazione sullo Stato di diritto della Commissione Europea che ha bocciato l’Italia su varie questioni, dalla riforma della Giustizia (che rischierebbe di compromettere le indagini contro la corruzione) alla difesa della libertà d’informazione, con raccomandazioni al nostro Paese per la tutela dei giornalisti e finanziamenti per garantire l’indipendenza del servizio pubblico.
A Conte non è piaciuta affatto la replica della Meloni al documento di palazzo Berlaymont, con la quale la premier ha minimizzato il contenuto dei rilievi fatti dalla Commissione per poi puntare il dito contro alcuni media che avrebbero “distorto a uso politico“ il contenuto del rapporto al solo scopo di “attaccare il governo italiano“.
L’ex presidente del Consiglio accusa la premier di voler “addirittura interpretare” le contestazioni mosse dalla Commissione quando, invece, “dovrebbe rispondere puntualmente“. E proprio sulla situazione dell’informazione in Italia, che definisce “critica“, annuncia un’iniziativa sul tema agli Stati generali:
“Tutte le forze politiche, sociali e culturali potranno concordare il superamento della legge attuale che governa la Rai, il servizio pubblico. Dobbiamo buttare fuori i partiti dalla Rai. Noi ci batteremo per questo e vedremo, alla prova dei fatti, chi ci starà”.