Un futuro diverso e radioso. Per l’Italia, ma anche per l’Europa. E’ il piano ambizioso che ha il Governo del Belpaese, quello che ha cercato di siglare Giorgia Meloni nel suo viaggio in Cina. Ma è anche quello che si auspicano e si attendono i principali imprenditori dell’industria italiana, dall’energia, ma soprattutto nell’auto. Giorgia Meloni ha siglato un’intesa di sei punti con il premier cinese Li Quiang che è stato confermato e ratificato anche da Xi Jinping.
Un’intesa che è di sei punti, anche se i principali temi su cui si andrà a convergere sono l’energia, la sicurezza alimentare, ma anche e soprattutto all’auto elettrica. Per molti industriali del settore, ma anche non proprio, l’intesa sull’auto elettrica è sicuramente quello più importante di ogni altro, almeno è questa la forte sensazione che si avverte.
Ed è quello che la maggior parte degli addetti ai lavori si attendono, forse anche in casa Stellantis, quanto meno è la pressione che cerca di mettere il governo italiano, soprattutto per spingere l’azienda di Elkann a non lasciare l’Italia, ma anzi di incrementare la produzione e soprattutto di usare la componentistica nostrana, vero problema che sta affliggendo la nostra economia automobilistica.
Meloni in Cina, torna con la garanzia di auto elettriche cinesi a basso costo e prodotte in Italia
Ora tanti si attendono di vedere i contenuti dell’accordo siglato tra la presidente del Consiglio, le tante personalità italiane che hanno fatto parte della spedizione cinese. In tanti sperano di vedere dei cambiamenti, soprattutto a livello industriale, a maggior ragione nel settore dell’auto elettrica, dove i cinesi sono tra i maggiori esperti. La certezza è che questo viaggio porterà in Italia un secondo player dell’automotive oltre, ovviamente, a Stellantis.
Sul contenuto dell’accordo c’è ancora il massimo riserbo, se non altro perché Meloni vorrà approfondire meglio e spiegare altrettanto meglio una volta rientrata in Italia, facendo il punto della situazione con l’intero settore. Si è cercato di agevolare un accordo coi cinesi, anche perché, ed è inutile nasconderlo, perché allo stato attuale sono gli unici che dispongono di tecnologie che possono andare bene per una produzione di macchine elettriche, soprattutto utilitarie, ad un costo contenuto. E questo non può che essere un bene, ma a a determinati patti che sarebbero stati siglati proprio in questi giorni a Pechino.
L’intenzione e la volontà su cui il governo italiano ha pressato parecchio è arrivare alla produzione di auto a basso costo e che si aggiri tra i 10 e 12 mila euro a vettura. E se si riesce ad arrivare a questo obiettivo, l’Italia potrebbe fare grandi numeri, anche e con Stellantis come competitor interno. Una sorta di piccolo rientro, anche per le tante aziende che sono state aperte in Cina in questi ultimi anni e che a loro sono servite per dare lavoro, ma anche e soprattutto, e non è affatto da dimenticare, per affinare la tecnologia occidentale, italiana a maggior ragione.
E questo potrebbe dare anche una spinta alla nostra produzione perché è vero che i cinesi hanno imparato tanto dagli italiani e dal sistema occidentale per la costruzione e la realizzazione di macchine, ma è altrettanto vero che, essendo gli stessi cinesi più avanti su alcune situazioni, è come se l’Italia riavesse indietro qualcosa su cui ha investito negli ultimi dieci-quindici anni. Non è un mistero che sulle batterie, ad esempio, i cinesi non solo sono più avanti, ma sono arrivati perfino alla quinta generazione.
Nei mesi scorsi, e probabilmente prima di andare in Cina, sono stati avviati contatti con Dongfeng, Chery, Byd. Aziende che hanno aperto già, e prima in Ungheria e anche in Spagna, l’Italia quindi si accoda, ma non è detto che arrivi dopo anzi, potrebbe perfino fare meglio. Adesso, si attende il rientro di Meloni dalla Cina, dopodiché c’è grande attenzione e interesse per il tavolo tecnico che il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha convocato per il 7 di agosto. In quella circostanza sarà importante vedere cosa si è portato, cosa si è concluso e in quale direzione si andrà nei prossimi anni.
Fondamentale che, chiunque sarà da parte cinese come nuovo player delle automotive, entri e vada avanti con determinate condizioni. E la più importante che si stabilisca nel Belpaese, con l’intenzione di creare ricerca e sviluppo per le nuove auto, ma che utilizzi la componentistica italiana. Ed è quello che dovrebbe iniziare a fare Stellantis che, da qualche tempo a questa parte, e in maniera quasi colpevole, prende e si approvvigiona da aziende che non fanno parte dell’Europa. Ecco è questo che deve soprattutto cambiare, col Governo che, non solo sta portando a casa un accordo prezioso, ma allo stesso tempo deve fare in modo di aiutare le aziende del Belpaese, non solo con gli incentivi per acquistare le macchine, che vanno bene e aiutano, ma non bastano.
La verità è che l’Italia deve essere all’avanguardia anche e soprattutto nelle infrastrutture e anche (se non soprattutto) per i costi dell’energia. Così davvero si può pensare di cambiare le cose e dare una direzione diversa e un senso al viaggio cinese. Poi c’è la questione dei dazi europei, che sono un’altra grana, ma su quello, pare si stia già lavorando. L’aspetto fondamentale di tutto questo (ma è la forte sensazione ndr) è che non si consegni tutto e in mano ai cinesi. Sarebbe una beffa tremenda.