Oggi, 29 luglio 2024, giorno dei funerali delle vittime del crollo della Vela celeste di Scampia, alla domanda rivolta al sindaco di Napoli perché non sono state eseguite le ordinanze di sgombero? Gaetano Manfredi ha risposto: “Questo bisognava chiederlo a chi c’era nel 2015”. Nel 2015, sindaco di Napoli era Luigi De Magistris il quale, fa sapere il suo staff, almeno in questa fase, “non intende intervenire”. Il cerino, quindi, passa nelle mani di Sandro Fucito che, nel 2015-2016, era assessore al patrimonio pubblico. Raggiunto da Tag24.it, l’ex componente della giunta di Palazzo San Giacomo spiega perché non fu possibile eseguire le ordinanze di sgombero redatte dal Comune. Ma anche che quello della casa a Napoli rimane un vero e proprio dramma. Tanto più che, rivela sempre Fucito, negli anni, si sono contate fino a 33 edifici di proprietà pubblica classificati a rischio.

Perché a Scampia non fu mai eseguita l’ordinanza di sgombero alla Vela celeste

Ora che è accaduto il dramma, per la Vela celeste di Scampia è spuntata una ordinanza del Comune per lo sgombero dell’edificio datata 2016. Vecchia di otto anni. Fatto sta, ha rilevato la magistratura ora che ha aperto un nuovo fascicolo, non fu mai eseguita. Perché? Sandro Fucito, allora, era assessore al patrimonio edilizio del Comune di Napoli. E ha vissuto quel frangente in prima fila.

R “Primo punto da mettere in chiaro: le Vele sono state dichiarate inagibili fin dal 1997, all’epoca dei primi due abbattimenti. Ma, nonostante questo, il Comune di Napoli, a un certo punto, per rendere impraticabili le occupazioni delle case che continuavano ad esserci, ha preso a tagliare le scale”.

D Tagliare le scale? Che significa?

R “Significa che da un piano all’altro si decise di eliminare le scale per rendere degli interi pianerottoli irraggiungibili. Solo così, nel corso del tempo, il numero degli occupanti è diminuito”.

D Fatto sta che nel 2015 arriva la relazione tecnica sulla Vela azzurra da cui deriva l’ordinanza di sgombero.

R “Quell’anno c’erano 158 nuclei familiari. Per sgombrare i quali è facile capire che c’era bisogno di un’azione di concerto con più istituzioni”.

D Invece cosa accadde?

R “Noi, come Comune di Napoli, notificammo a tutti lo sgombero. Ma nessuno andò via”.

D Anche perché il Comune, all’epoca, non offriva a quelle famiglie delle alternative abitative…

R “Avevamo di fronte due tipi di difficoltà: molti nuclei erano tecnicamente abusivi e quindi, senza alcun diritto giuridico. In più, il Comune era in pre-dissesto”.

D Nemmeno la sistemazione negli alberghi si rilevò praticabile?

R “No: non avevamo alcun strumento normativo in mano per agire con degli abusivi”.

Cosa decise di fare il Comune

A quel punto, racconta Fucito, il Comune dovette fare i conti con la realtà: lo sgombero si rivelò impraticabile, ma non restò con le mani in mano:

R “Facemmo tre cose. La prima: completammo le assegnazioni di nuovi alloggi e riuscimmo a ridurre il numero degli abitanti della Vela celeste. Poi, per la prima volta, su mia iniziativa, si fece un bando riservando un quarto delle abitazioni pubbliche a coloro che, pur senza titolo, erano in gravi difficoltà”.

D Terza cosa?

R “Facemmo degli interventi di messa in sicurezza nella Vela per garantire un minimo di agibilità”.

D Poi si portò anche la questione a Roma

R “All’attenzione del Governo, all’epoca presieduto da Matteo Renzi. Il quale, in effetti, stanziò dei fondi per le periferie. Fondi che arrivarono nella seconda metà del 2016, quando io già non ero più assessore”.

Duecentosettanta nuclei familiari nella Vela e trentatré edifici a rischio

Quella della Vela è una questione, quindi, che si trascina da tempo e per nulla lineale. A un certo punto, con il progetto Re-Start Scampia, fu deciso che proprio la Vela celeste dovesse essere l’unica a rimane in piedi. Originariamente erano sette. Ora, con la celeste, ne rimangono altre due, entrambe da abbattere. Fatto sta che il numero degli occupanti che ora bisogna fronteggiare è di nuovo aumentato: sono 270.

R “Come siano triplicati e come siano stati utilizzati i fondi del Governo Renzi, io questo non lo so”.

D A Napoli, in ogni caso quello della casa rimane un dramma.

R “Dal Dopoguerra in poi quale sgombero di questa portata, con centinaia di persone che non vogliono andarsene, è stato mai fatto?”

D Ma, al di là delle Vele, quanti edifici sono a rischio a Napoli?

R “Il Comune di Napoli, dagli anni Novanta in poi, ha avviato 33 procedimenti di abbattimento e ricostruzione”.

D Risultato?

R “In quasi tutti i casi, a fronte della costruzione di nuovi edifici, i vecchi, anziché essere abbattuti, sono stati occupati da altre famiglie”.

D Si va sempre punto e a capo.

R “Quante ordinanze di sgombero ci sono ma non vengono eseguite perché impraticabili di fatto?! Quante case stanno in piedi senza agibilità? Anche per questo voglio chiarire che, in realtà, tra l’ordinanza di sgombero del 2015 e la tragedia del 2024 non c’è alcun nesso”.