La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro Civile, ha emesso una sentenza molto importante riguardante un caso di licenziamento per assenza ingiustificata e attività extra-lavorativa non autorizzata. La sentenza, depositata il 17 marzo 2023, riguarda il caso di un infermiere della A.S.T. (Azienda Sanitaria Territoriale) Marche, che era stato licenziato per diverse violazioni disciplinari.
Licenziamento per assenza ingiustificata e attività non autorizzata: il caso specifico
L’infermiere, identificato come A.A., aveva impugnato il licenziamento emesso dalla A.S.T. Marche, lamentando l’assenza ingiustificata dal lavoro il 14 febbraio 2018, l’accumulo di un debito orario di 31,04 ore, e lo svolgimento di attività extraistituzionale senza autorizzazione. In particolare, A.A. era stato presidente del Consiglio di Amministrazione di una cooperativa esterna, la Coop Kairos, senza aver richiesto la necessaria autorizzazione dall’azienda sanitaria.
La Corte d’Appello di Ancona aveva confermato la decisione di licenziamento, giudicando tempestiva la contestazione disciplinare inviata con nota prot. 31447 del 21 marzo 2018. Il procedimento disciplinare era stato avviato a seguito di una segnalazione relativa all’assenza del 14 febbraio 2018 e al debito orario accumulato. Inoltre, erano emerse informazioni riguardo lo svolgimento di attività extraistituzionale presso la Coop Kairos, evidenziando una mancata richiesta di autorizzazione da parte del lavoratore.
Rilievi della Corte d’Appello
La Corte d’Appello ha ritenuto che la segnalazione del direttore dell’U.O.C. riguardo l’assenza e il debito orario, nonché la nota del servizio ispettivo, costituissero una conoscenza piena delle infrazioni disciplinari. La Corte ha inoltre sottolineato che, nonostante la comunicazione dell’orario di lavoro modificato fosse stata inviata a un indirizzo non certificato, il lavoratore era stato informato verbalmente della modifica e aveva rifiutato di accettare la comunicazione brevi manu. Questo comportamento ha portato la Corte a ritenere che l’assenza del 14 febbraio non fosse in buona fede.
Licenziamento per assenza ingiustificata: questioni di incompatibilità e attività extraistituzionale
La Corte ha anche affrontato la questione dell’attività extraistituzionale del lavoratore come presidente della Coop Kairos, che forniva servizi infermieristici presso una casa di riposo. Nonostante l’art. 61 del d.P.R. n. 3 del 1957 escluda le cooperative dall’ambito del divieto di esercitare attività incompatibili, la Corte ha ritenuto che la mancata richiesta di autorizzazione costituisse un comportamento disciplinarmente rilevante.
Il ricorso in Cassazione
Il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la tempestività delle contestazioni disciplinari e la presunta violazione del diritto di difesa. Ha argomentato che l’Amministrazione era a conoscenza della sua attività extraistituzionale fin dal 2011 e che le contestazioni erano state tardive e non adeguatamente supportate da prove. Inoltre, ha sollevato questioni riguardanti la mancata affissione del Codice disciplinare e la gestione del debito orario.
Cosa ha deciso la Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ritenuto che non vi fossero violazioni dei diritti del lavoratore e che le contestazioni disciplinari fossero state tempestive e adeguatamente motivate. Ha inoltre evidenziato che l’attività omissiva nel richiedere l’autorizzazione per l’attività extraistituzionale costituiva una violazione delle norme disciplinari.
La Corte ha confermato che, in materia di licenziamento per giusta causa, è essenziale valutare la gravità delle infrazioni e la proporzionalità della sanzione. In questo caso, il licenziamento è stato giudicato proporzionato alla condotta del lavoratore, che aveva accumulato un debito orario significativo e svolto attività extraistituzionale senza autorizzazione. La Corte ha ritenuto che la mancanza di autorizzazione non fosse un mero formalismo, ma una necessità per garantire la trasparenza e l’integrità del servizio pubblico.
Questa sentenza sottolinea quindi l’importanza per i dipendenti pubblici di rispettare le normative interne, in particolare riguardo all’autorizzazione per attività extraistituzionali. La decisione evidenzia anche la necessità per le amministrazioni di seguire procedure disciplinari tempestive e ben documentate, garantendo il rispetto dei diritti di difesa dei lavoratori. In questo caso, la Corte ha ribadito che il mancato rispetto delle norme può giustificare il licenziamento per giusta causa.