Recentemente, durante le audizioni alla Camera dei Deputati, è stata presentata una proposta di riforma significativa della Legge 104, che mira a eliminare il requisito di convivenza per i caregiver familiari. Questa proposta è stata avanzata con l’obiettivo di riconoscere e sostenere l’attività di assistenza e cura svolta dai caregiver, offrendo loro maggiore flessibilità e diritti.
Caregiver familiare Legge 104: obbligo di convivenza addio?
La figura del caregiver familiare è di vitale importanza nel contesto delle famiglie che assistono persone con disabilità gravi. La Legge 104 riconosce diverse agevolazioni sia per le persone con disabilità che per i loro familiari. Tra queste, il congedo straordinario, che permette al lavoratore di prendersi fino a due anni di assenza per assistere un familiare disabile, rappresenta un sostegno rilevante. Tuttavia, la normativa attuale richiede che il caregiver e la persona assistita convivano, un vincolo che la nuova proposta mira a eliminare.
Dettagli sulla proposta di eliminare l’obbligo di convivenza per il caregiver familiare
La proposta di riforma presentata alla Camera si concentra sull’eliminazione del requisito di convivenza per i caregiver familiari. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto significativo, estendendo i benefici previsti dalla legge a un numero maggiore di persone che, pur non convivendo con la persona disabile, svolgono un ruolo fondamentale nella sua assistenza. L’obiettivo è di creare una legge nazionale che riconosca i diritti soggettivi dei caregiver, consentendo loro di conciliare meglio le esigenze di vita, lavoro e cura.
Cosa implica la rimozione del vincolo di convivenza
La rimozione del vincolo di convivenza potrebbe portare a una maggiore equità, riconoscendo il ruolo di tutti i caregiver indipendentemente dal fatto che vivano o meno con la persona assistita. Questo cambiamento è particolarmente rilevante per coloro che, per motivi di lavoro o altre circostanze, non possono condividere lo stesso spazio abitativo con il familiare disabile, ma che comunque offrono un supporto significativo.
Con la riforma, un numero maggiore di caregiver potrebbe avere accesso a sostegni economici e sociali, come indennità e servizi di assistenza. Questo riconoscimento ufficiale potrebbe tradursi in benefici concreti per i caregiver che, finora, erano esclusi dai sostegni a causa del requisito di convivenza. Inoltre, la riforma potrebbe includere la valutazione delle funzioni e dei carichi di cura all’interno del Piano Assistenziale Individuale o del Progetto di Vita.
Eliminando il vincolo di convivenza, inoltre, si ridurrebbe la discriminazione nei confronti dei caregiver che, pur non vivendo con il familiare disabile, forniscono un’assistenza essenziale. Questo cambiamento potrebbe aiutare a riconoscere e valorizzare il lavoro di tutti i caregiver, garantendo una maggiore inclusione e riconoscimento del loro contributo.
Il contesto normativo attuale
Attualmente, la figura del caregiver familiare è delineata nella Legge di Bilancio del 2018 (Legge n. 205 del 2017), che definisce il caregiver come colui che assiste un coniuge, partner di un’unione civile, convivente di fatto, o un familiare fino al secondo grado, o, in caso di disabilità grave, fino al terzo grado. Questa normativa ha riconosciuto il ruolo cruciale dei caregiver, ma l’attuale vincolo di convivenza rappresenta una barriera significativa per molti.
Le critiche e le proposte di modifica
L’Associazione CARES ETS, durante l’audizione in Commissione Affari Sociali, ha evidenziato come l’attuale requisito di convivenza possa creare discriminazioni e limitare l’accesso ai benefici previsti dalla legge. L’associazione ha proposto una definizione più ampia di caregiver, che includa anche le relazioni affettive e amicali, non solo quelle familiari e parentali.
Il dibattito sulla riforma della Legge 104 è ancora in corso e dovrà affrontare ulteriori discussioni e valutazioni. Sarà essenziale monitorare come si evolverà il processo legislativo e quali saranno le reazioni degli stakeholder coinvolti, tra cui associazioni di disabili, gruppi di advocacy e le famiglie stesse.