Negli ultimi anni, i furti sui mezzi pubblici, in particolare nelle grandi città come Milano e Roma, sono aumentati in modo significativo. Questo problema è stato più volte segnalato dai media, ma finora non sono state adottate misure efficaci per contrastarlo. Spesso, chi viene arrestato per furto viene immediatamente rilasciato e riprende a rubare il giorno successivo senza conseguenze.
Perché le borseggiatrici non vanno in galera?
La causa principale di questo fenomeno è l’articolo 146 del codice penale, che garantisce impunità a chi commette tali reati. Un altro fattore che facilita l’operato dei borseggiatori è la Legge Cartabia, che ha modificato la norma precedente permettendo alle forze dell’ordine di procedere d’ufficio solo per alcuni reati, escludendo i furti. Ora, per denunciare un furto è necessaria una querela da parte della vittima.
Le metropolitane sono i luoghi preferiti dai borseggiatori, che approfittano della distrazione dei passeggeri, dei turisti ignari e del sovraffollamento per sottrarre oggetti di valore. Le borseggiatrici si concentrano principalmente sui portafogli, per rubare contante e poi gettare gli altri oggetti nei bidoni della spazzatura o dietro i distributori automatici, complicando la vita delle vittime che devono richiedere duplicati dei documenti e nuove carte di credito.
Spesso, il bottino viene immediatamente passato a un complice che si allontana velocemente, lasciando l’autore del furto libero di continuare a delinquere senza essere identificato.
Nelle grandi città come Milano e Roma, i borseggiatori sono diventati una vera piaga. Sono stati creati gruppi social per promuovere petizioni e per pubblicare foto segnaletiche e avvisare della loro presenza, un metodo non convenzionale per cercare di contrastare il fenomeno, vista l’impunità con cui spesso questi reati vengono trattati.
Articolo 146
Il furto è regolato dall’articolo 624 del Codice Penale, che prevede pene da sei mesi a tre anni di reclusione e multe da 154 a 516 euro. Tuttavia, queste pene raramente vengono applicate a causa dell’articolo 146, che prevede la sospensione della pena per donne incinte o madri di neonati di età inferiore a un anno. Questo significa che, fino a quando le condizioni che giustificano la sospensione non vengono meno, le condanne possono restare in sospeso, permettendo agli individui di accumulare ulteriori reati. Un caso noto è quello di una borseggiatrice di 26 anni fermata a Milano con una condanna accumulata di 25 anni di carcere per furti.
Legge Cartabia
La situazione è ulteriormente complicata dalla recente Legge Cartabia, che impedisce alle forze dell’ordine di procedere con la denuncia d’ufficio per i furti sui mezzi pubblici, richiedendo ora una denuncia formale da parte della vittima per avviare le indagini.