È il giorno del silenzio e del dolore a Napoli dove oggi, lunedì 29 luglio 2024, si celebrano i funerali delle tre vittime del crollo di un ballatoio nella Vela Celeste a Scampia. In piazza Giovanni Paolo II i feretri di Patrizia e Margherita Della Ragione e Roberto Abbruzzo: ad accoglierli, al loro arrivo, alcune decine di persone, oltre alle autorità tra cui il prefetto Michele Di Bari e il sindaco Gaetano Manfredi.

Prima del rito, celebrato dall’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia insieme ai parroci Alessandro Gargiulo e Federico Scognamiglio della parrocchia Maria Santissima del Buon Rimedio, familiari a amici hanno potuto dare l’ultimo saluto i propri cari in forma privata.

La funzione religiosa è stata anticipata alle 9 a causa dell’ondata di calore prevista per oggi. Predisposti dei gazebo per ripararsi dal sole, con personale dell’Asl e i volontari della Protezione civile per offrire un primo soccorso.

I funerali delle vittime del crollo a Scampia, l’arcivescovo Battaglia: “Morte e paura ancora una volta nelle vie di questa periferia”

Piazza San Giovanni Paolo II è quasi vuota: all’inizio dei funerali sono circa 200 le persone presenti, tra cui anche istituzioni e giornalisti. Si prevedeva un grande afflusso di persone: infatti sono 2.000 le sedie posizionate in piazza. Molte sono state lasciate vuote.

Alcune centinaia di persone si sono in seguito radunate ai lati della piazza oppure sotto i gazebo, per ripararsi dal sole.

Le tre bare sono state posizionate su un palchetto, a pochi metri dall’altare. Sui feretri sono state sistemate le foto delle tre vittime: a circondarli diversi mazzi di fiori.

Oggi ci troviamo qui in questa periferia della nostra città, periferia spesso simbolo di tutte le periferie non solo della nostra città ma del nostro Paese. Una periferia che purtroppo oggi diventa il centro dell’attenzione di tutti non per la sua rinascita, ma perché ancora una volta l’odore della morte e della paura pervade le sue vie e i cuori dei suoi abitanti

sono le parole con cui l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, inizia la sua omelia.

Gli abitanti di Scampia, che per già molto tempo hanno subito etichette mediatiche frettolose e generalizzanti, che hanno tanto lottato per scrollarsi di dosso un’opinione pubblica che legge le situazioni con una superficialità spesso più attratta dalla decadenza del male che dai tanti segni primaverili di riscatto, oggi si ritrovano qui, insieme all’intera città, per piangere Roberto, Patrizia, Margherita e per pregare per la guarigione di Carmela, Martina, Giuseppe, Luisa, Patrizia, Mya, Anna, Greta, Morena Suamy e Annunziata, vittime di un crollo che va ben oltre le macerie di cemento e ferro, assurgendo a simbolo di un crollo sociale che deve essere arginato, prevenuto, evitato, non solo qui ma in tutte le periferie della nostra città, del nostro Sud, della nostra Italia

sottolinea dolorosamente.

L’appello alle istituzioni: “Azioni concrete per vite segnate dalla sofferenza”

Don Battaglia lancia anche un messaggio di speranza per le periferie, che possono rinascere e diventare simbolo di resurrezione.

Come ci insegna proprio la nostra Scampia che, al di là di certe narrazioni parziali e stereotipate, ha saputo sempre rialzarsi, diventando un esempio di autentica resilienza e riscatto, grazie all’onestà e all’impegno di tanti suoi figli e figlie, Chiesa, società civile e istituzioni che, quando si alleano per il bene comune, possono compiere veri e propri miracoli.

Nel corso della sua omelia l’arcivescovo si rivolge anche alle istituzioni, chiedendo al Signore di soffiare con il suo Spirito su chi ha il compito di governare e amministrare

affinché attraverso politiche di risanamento e di inclusione, possa rispondere con azioni concrete e immediate alle vite segnate dalla sofferenza. La politica è autentica se fa sua l’etica della cura e solo la cura può trasformare il dolore in speranza, la sfiducia dei singoli in un nuovo slancio comunitario.

Ma non solo. La preghiera è che lo Spirito soffi anche sulle strade di Scampia, tra gli sfollati che camminano tra “timori e speranze” e dove

tante persone costrette alla precarietà portano il peso di giorni difficili, dove tante famiglie lottano per un domani migliore, per un presente e un futuro abitato dalla giustizia e dalla pace.

Infine, lo Spirito del Signore raggiunga le vele della città, con un augurio:

non su quelle di ferro e cemento deteriorate dal tempo e dall’incuria, ma su quelle vive, quelle fatte di carne, su quelle che oggi più che mai devono essere dispiegate, su quelle che raccontano un passato di dolore e di lotta e la cui stoffa lascia intravedere il colore della resilienza, della forza di chi non si arrende, della tenacia di chi spera ancora nel domani, della fede evangelica di chi trova bellezza anche nelle sue cicatrici.

Alla fine della funzione religiosa palloncini bianchi vengono fatti volare in cielo a salutare le tre vittime del terribile crollo.

Lutto cittadino a Napoli

Il Comune di Napoli ha disposto per oggi il lutto cittadino. Le bandiere sono a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici.

Presenti ai funerali anche il questore Maurizio Agricola, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e la vicepresidente del Senato, Maria Castellone.

In piazza anche l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, l’europarlamentare Lucia Annunziata e i parlamentari Valeria Valente e Franco Silvestro.

Il sindaco Gaetano Manfredi, a margine dei funerali, sottolinea come il comune punti a una soluzione definitiva per le Vele, evitando “gli errori del passato”. Infatti chi gli chiede se comunque i cittadini non torneranno più in quelle strutture, risponde:

Io non credo. Noi dobbiamo dare una prospettiva di dignità, non perseguire gli errori che sono stati fatti per tanti anni mantenendo la precarietà.

Il Comitato Vele: “Nessuna protesta, troppo caldo”

Nessuna polemica, né protesta da parte del Comitato Vele nel giorno dei funerali delle vittime. Lo fanno sapere i rappresentanti che, per domani 30 luglio, hanno organizzato una manifestazione in piazza Dante, sempre a Napoli, alle 17.30. 

In realtà sarebbe arrivata anche più gente, ma molte persone sono dovute andare via perché faceva troppo caldo e non si poteva stare seduti due ore senza copertura

spiegano, in risposta all’ipotesi che la piazza fosse vuota in segno di protesta.

Le persone che hanno deciso di restare si sono distribuite sul lato della piazza, dove era presente un po’ di ombra. Mentre altri cittadini hanno saputo tardi che i funerali fossero stati anticipati, sottolineano ancora.