“Danzare per dribblare le difficoltà, sorridere per apprezzare ciò che di bello ti regala la vita. Dal comune di Taubaté, sulla strada che unisce San Paolo a Rio de Janeiro, fin sotto terra in un bunker di Kiev per ripararsi dai bombardamenti all’inizio dell’invasione russa in Ucraina” è la presentazione di un’intervista che La Repubblica dedica a Domilson Cordeiro dos Santos, ovvero Dodo, il terzino d’attacco della Fiorentina, velocissimo quasi quanto Usain Bolt, il centometrista idolo del calciatore brasiliano.

Sorride spesso ma quando perde una partita sta due giorni serio. Prima di arrivare a Firenze per indossare la maglia viola giocava in Ucraina, nello Shakhtar, la squadra allora allenata dall’italiano Roberto De Zerbi. 

Il calciatore della Fiorentina dalla povertà all’esperienza in un bunker ucraino

Ricorda quell’esperienza: “Fine 2021. Il campionato ucraino era in pausa invernale ed ero tornato in Brasile con la famiglia. A gennaio sarei dovuto tornare con loro a Kiev ma in quei giorni uscivano notizie di una possibile guerra. Per fortuna mia moglie non mi ha seguito. Sono stati giorni infernali”.

Racconta che la sua squadra era a Kiev. “A febbraio – dice – sono iniziati i bombardamenti, siamo scesi in un bunker insieme ad altri brasiliani. Il mister è rimasto con noi: ‘Andrò via soltanto quando sarà uscito da qui l’ultimo calciatore’ ci ripeteva. Sentivamo le bombe. L’aeroporto è stato colpito. Dopo una settimana un giornalista ucraino ci ha detto di prendere il treno, di lasciare la capitale prima possibile. Abbiamo fatto sedici ore di viaggio fino a Budapest. Ho capito quali persone ti vogliono bene, in un mondo in cui si odiano tutti. Ma la vita è molto più preziosa, sta sopra a tutto”. Ecco perché Dodo sorride sempre, anzi no, dopo le sconfitte resta serio per due giorni.

Stefano Bisi