Il lancio di razzi dal Libano che ha ucciso dodici giovani sulle alture del Golan ieri non resterà impunito, questa è la promessa del ministro della Difesa israeliano Gallant. Si fa sempre più strada l’ipotesi di un’estensione della guerra in corso in Medio Oriente nel nord di Israele, a confine con il Libano.

L’idea di un nuovo capitolo del feroce conflitto che ha provocato quasi 40mila morti spaventa l’Occidente ed indispettisce Iran e Turchia. Il presidente turco Erdogan ha fatto intendere che un’azione militare ai danni di Beirut per colpire Hezbollah potrebbe essere un errore fatale per Israele.

Rischio di una guerra tra Israele e Libano

Ankara e Teheran minacciano all’unisono Israele. L’Iran ha detto che qualsiasi nuova “avventura” militare israeliana in Libano potrebbe condurre a “conseguenze impreviste”. Un chiaro avvertimento al premier Netanyahu e ai suoi ministri: se il conflitto dovesse estendersi nel nord e coinvolgere il Libano, l’Iran sarà pronto ad attaccare Israele. L’obiettivo principale di Tel Aviv è colpire il movimento libanese sciita Hezbollah, accusato di aver lanciato un razzo iraniano Falaq-1 sul Golan.

Il Partito di Dio sostenuto dall’Iran ha ribadito di non c’entrare nulla con l’attacco che è costato la vita a 12 persone. Il lancio del missile ha spinto il premier Netanyahu a rientrare in anticipo dagli Stati Uniti dove si era recato per parlare al Congresso della causa israeliana. Il primo ministro ha ribadito al suo ritorno che “Hezbollah pagherà un prezzo pesante” per l’attacco.

Gli attacchi israeliani

L’esercito di Tel Aviv ha dichiarato oggi di aver colpito obiettivi del Partito di Dio che si trovano in Libano. Un drone israeliano ha sparato due missili contro il centro abitato di Taraiyya – nella zona orientale del Libano – distruggendo un hangar e un’abitazione. Nelle prossime ore potrebbero verificarsi ulteriori attacchi: finora non ci sono state vittime.

Già tre settimane fa dal Libano è stato lanciato un razzo contro i territori israeliani: nell’attacco è morto un soldato dell’Idf.

La preoccupazione dell’Occidente e le parole di Erdogan

La tensione ai confini a nord di Israele è alta. La Farnesina sta rafforzando il controllo operativo sugli italiani in Libano e Israele e suggerisce ai cittadini in grado di farlo di lasciare la regione. Il segretario di Stato americano Blinken ha detto che bisogna evitare in ogni modo che scoppi un conflitto dopo il lancio del missile dal Libano di ieri:

“Sottolineo il diritto di Israele a difendere i suoi cittadini. Ma non vogliamo vedere un’escalation del conflitto.

Sono parole forti e di sfida quelle che invece arrivano dal presidente turco Erdogan. Il capo di Stato intervistato dal canale televisivo locale Halk ha detto che la Turchia potrebbe pensare ad un intervento militare in Israele per difendere i palestinesi. Una “scelta forte” – come l’ha definita lo stesso Erdogan – che potrebbe avere un impatto devastante sul precario equilibrio del Medio Oriente.

Già in passato Ankara ha sostenuto militarmente due cause. La prima è quella in Nagorno-Karabakh quando ha supportato il regime di Aliyev mentre la seconda è quella libica dove Erdogan ha espresso il suo pieno sostegno al Governo di Accordo Nazionale.