“Hai avuto solo un momento di debolezza”. Sono di questo tenore le frasi che Nicola Turetta, papà del 22enne accusato del femminicidio di Giulia Cecchettin, avrebbe rivolto al figlio durante il loro primo colloquio in carcere, lo scorso 3 dicembre. Frasi intercettate dagli inquirenti e ora rese note dal settimanale Giallo.
Chi è il papà di Filippo Turetta e cosa gli ha detto in carcere?
Eh va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza…Quello è! Non sei un terrorista, voglio dire… Devi farti forza. Non sei l’unico… Ci sono stati parecchi altri… Però ti devi laureare,
avrebbe detto Nicola Turetta al figlio nel corso del loro primo colloquio in carcere a Montorio Veronese. Lo riporta il settimanale Giallo, che ha pubblicato anche alcune foto dell’incontro. Turetta è al fianco della moglie Elisabetta Martini; il figlio, Filippo, siede davanti a loro.
È il 3 dicembre 2023. Da pochi giorni il 22enne è stato estradato in Italia dalla Germania, dove le autorità lo hanno fermato – al termine di una folle fuga – a bordo della sua Fiat Punto di colore nero. L’11 novembre ha ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin in quelli che il gip che ne ha convalidato il fermo ha definito due atti di “inaudita ferocia”.
Ci sono altri 200 femminicidi! Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale – lo tranquillizza il padre -. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti.
Di cosa è accusato il 22enne e cosa rischia nel processo a suo carico
Frasi scioccanti, che, secondo l’Agi, sarebbro già state depositate agli atti del procedimento contro il giovane, che si celebrerà davanti alla Corte d’Assise di Venezia dal 23 settembre prossimo. Il legale che lo assiste, l’avvocato Giovanni Caruso, ha infatti annunciato di voler rinunciare alla fase dell’udienza preliminare, andando direttamente a processo.
Turetta è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dall’efferatezza, di sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Stando alle ricostruzioni, l’11 novembre dello scorso anno sarebbe passato a prendere l’ex fidanzata – per accompagnarla al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera – avendo già in mente di farle del male.
Sembra che ne fosse ossessiato e che non avesse accolto di buon grado, in particolare, la sua decisione di laurearsi prima di lui (che invece era rimasto indietro con gli esami). Dall’analisi del suo telefono cellulare è emerso che le aveva scritto che, se non lo avesse aspettato, la sua vita sarebbe finita. La ricattava, costringendola a vederlo e a sentirlo (nonostante lei lo avesse lasciato, con l’intento di costruirsi una nuova vita) dicendole che, se si fosse allontanata da lui una volta per tutte, si sarebbe ucciso.
In una lista aveva elencato tutte le cose da fare prima di vederla: occuparsi del pieno, procurarsi dello scotch per immobilizzarla e dei coltelli, quelli usati per infliggerle le 75 coltellate che, secondo l’autopsia, l’hanno uccisa. Rischia il massimo della pena, l’ergastolo: di recente è uscito fuori che la sera in cui colpì a morte Giulia le scattò ben 52 foto in tre ore.
I suoi familiari si aspettano giustizia. “Saremo parte civile: non faremo i forcaioli, ma chiederemo la pena giusta. Una pena congrua alla gravità del delitto, aveva detto a Tag24 l’avvocato che li assiste, Stefano Tigani, dopo la chiusura delle indagini.