Un’altra vittima delle carceri italiane: questa volta è toccato ad un uomo di 30 anni, impiccatosi questa mattina, oggi 26 luglio 2024 nella sua cella. Il suicidio è avvenuto nel carcere romano di Rebibbia e, come ha denunciato il segretario della Uilpa, Gennarino De Fazio, senza interventi reali e concreti da parte del governo si rischia “una carneficina in quest’emergenza carceri”.

Roma, chi era il detenuto che si è impiccato nel carcere di Rebibbia?

Il 59esimo suicidio avvenuto in un carcere nostrano era un uomo italiano, di circa 30 anni. Lo ha reso noto in un comunicato stampa Gennarino De Fazio, il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. Il 30enne si è tolto la vita nella mattinata di oggi 26 luglio 2024 nel carcere romano di Rebibbia, impiccandosi alla sua cella.

Non appena è stata segnalata questa vicenda, sono arrivati subito i soccorsi ma non hanno potuto fare nulla per salvare l’uomo. Non è ancora noto se il 30enne fosse in carcere perché stesse scontando una pena o perché fosse in custodia cautelare.

Il conto dei suicidi in carcere continua quindi ad aumentare ed il 2024 sembra un anno nero da questo punto di vista. Come ricorda De Fazio, al conteggio vanno aggiunti anche 6 agenti penitenziari che si sono suicidati dall’inizio dell’anno.

La denuncia di De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria: “Troppi detenuti e pochi agenti, si rischia una carneficina”

Nel dare la notizia di quest’ennesimo atto tragico, il segretario generale della Uilpa (cioè il sindacato della Polizia Penitenziaria), Gennarino De Fazio, non ha potuto fare a meno di notare come le proposte e le risposte governative non siano state all’altezza della situazione. De Fazio è stato sempre critico col Guardasigilli Carlo Nordio, criticandone nelle ultime settimane la proposta di far scontare la pena dei detenuti stranieri nei loro paesi d’origine.

Quello che manca nelle carceri italiane è noto: spazi, vivibilità, agibilità di tante strutture, agenti per controllare, assistenti e personalità che dovrebbero pensare anche all’aspetto umano delle persone in carcere e non soltanto all’esecuzione della pena. De Fazio, in una nota, non ha risparmiato per l’appunto critiche al governo:

Si tratta di una carneficina che ha evidenti responsabilità politiche e amministrative. 14.500 detenuti in più rispetto ai posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica, illegalità diffusa e disorganizzazione imperante non si possono affrontare con le chiacchiere del Governo. Se il Governo Meloni proprio voleva aggiungere un commissario straordinario ai 59 già nominati, poteva prevederne uno all’emergenza carceraria, che si occupasse anche di assunzioni e di scuole di formazione, anziché tagliare irresponsabilmente la durata dei corsi per gli agenti a 60 giorni effettivi”.

Arriva qui il monito finale, che paventa rischi ancora maggiori di quelli già in corso:

In mancanza di interventi immediati ed efficaci, nelle prossime settimane potrebbe accadere di tutto. Governo, Ministero della Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ne avrebbero la piena responsabilità.